Per un tavolo al ristorante di César Ramirez devi prenotare un mese e mezzo prima, telefonando oppure online. Quand’anche riusciste a trovare un tavolo, sappiate che, 8 giorni prima del pasto, vi addebiteranno 200 dollari non rimborsabili, unica scelta possibile (il saldo di 195 dollari lo pagherete all’arrivo). Il giorno del pasto non sono ammessi ritardi: in America, andare a mangiare in certi ristoranti è come andare a teatro o al cinema, ritardi non ammessi.
Chef’s Table è dentro a un supermercato. Non è il classico, gigantesco mall americano ma un minimarket. Vende alimenti ricercati, con prodotti interessanti. A un certo punto si nota una porta senza insegna. C’è un dress code che impone giacca e camicia ma è solo per non fare confusione tra gli ospiti del ristorante e i clienti del supermercato. In sottofondo, diversamente da tutti i 3 stelle Michelin del mondo, non c’è musica classica ma David Bowie e Talking Heads. Un’atmosfera molto frizzante e informale. Dietro al bancone lavorano 5 persone, non 25 come nelle brigate di pari livello.
La cucina mette mano con efficacissima semplicità ai migliori prodotti del mondo. Scampi, ricci di mare, wagyu marezzatura 8, anatre… è tutto cucinato e impiattato davanti agli occhi del cliente, dall’inizio alla fine. Quaglie crude, disossate al momento, grigliate e servite. Il celebre riccio tra panbrioche e tartufo, il suo piatto firma. L’incredibile soufflé gelato al cioccolato. Tutte preparazioni buonissime, di tre gusti semplici, raccolti in un sol boccone.
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articolo a cura degli autori Identità Golose