Il corrispettivo catalano di "fare la scarpetta" abbraccia una serie molto più ampia di moti e gesti che ne amplifica il conseguente grado di appagamento - soprattutto quando, come suggerito dal nome del ristorante, lo si fa lentamente.
Suculent - "sucar lent" è scavare, raccogliere, pucciare, affondare, immergere, ripulire fino all'ultimo centimetro quadrato la superficie di un piatto così come di una cavità di un ossobuco. Su questo movimento si fonda la cucina di Antonio Romero, chef del ristorante sin dalla sua apertura, il cui gioco di salse, intingoli, creme e tartare si completa dall'accompagnamento di elementi che fungono appieno da utensili edibili - come i fazzoletti di pelle di pollo fritta a raccogliere il battuto di astice, o ancora le fragole scavate quasi a mero supporto della ganache montata di cioccolato bianco, yogurt e vaniglia.
Quella di Suculent è una cucina piena, appagante, impreziosita in modo armonico da giusti toni aspri o acidi che non arrivano mai a spezzare la rotondità di grasso e sapido - piuttosto, la accompagnano. A un menu degustazione dal ritmo molle e rilassato corrisponde un servizio di una gentile discrezione che permette di sentirsi perfettamente a proprio agio, nel posto giusto, anche nel raccogliere l'ultimo sbaffo di crema dal piatto direttamente con il polpastrello dell'indice.
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Tavoli all’aperto
articolo a cura degli autori Identità Golose