Sono ormai 22 anni che Alessandro Breda conduce questa insegna, una delle realtà più interessanti e dinamiche nel panorama della ristorazione veneta. Passa il temo, ma la sua verve contagiosa e la sua voglia di far stare bene l'ospite sono quelle di sempre. Si definisce un neoclassico, ed effettivamente è un maestro nel vestire di nuovo la tradizione traendo spunto dai ricordi. Lo fa attraverso una cucina briosa e di carattere, trasferendo nelle ricette un felice gioco di sapori e di consistenze, senza mai spingere troppo con i tecnicismi.
La semplicità dei suoi piatti è solo apparente, perché è il risultato di un meditato percorso di ricerca che mira a valorizzare all'ennesima potenza la qualità di ogni ingrediente. Provare per credere i Ravioli ripieni di stravecchio con pioppini, porro e castagne o il Vitello al vapore con crocchetta di animelle al tartufo nero e foglie di cavolo. Lo chef ottiene gli stessi felici esitili con il pesce, come nel caso dei Tagliolini di cozze alla chitarra con seppia e brodo di seppia o del Rombo cacio e pepe con biete, olio e limone. La sontuosa cantina e il servizio cordiale ed efficiente continuano a girare alla grande.
Il resto lo fa l'ambientazione, unica e suggestiva: il ristorante - così come il bistrot Nyù e il bar, diretti anche questi da Breda - sorge in vero sito archeologico di epoca romana.
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bellunese, classe 1972, è giornalista freelance e da oltre 20 anni scrive di gusto collaborando con diverse testate enogastronomiche venete e nazionali. Dirige il web magazine dolomitireview.com