Quarant'anni e non sentirli. Aperto nel dicembre del 1982 Il Desco ha portato per primo a Verona un'atmosfera di tipo francese in una città che badava più alla sostanza che alla forma. Qui da subito si è capito che c'era il desiderio di fare un passo in avanti. Con stile. Merito di Elia Rizzo che oggi, quando non fugge lontano per godersi un meritato riposo, sovrintende, con il suo sguardo attento e passo felpato tra sala e cucina, che tutto funzioni a dovere, mentre in cucina tutto è nelle mani del figlio Matteo che quarant'anni fa non era ancora nato, ma ha cominciato a passare le giornate al ristorante quando stava ancora in carrozzina.
Dopo aver girato il mondo, Matteo è tornato tra le mura di casa per continuare quella tradizione di comfort food raffinato, aggiungendo un pizzico di modernità. Un passaggio di consegne che ha comunque garantito una stella michelin (dal 1985).
Il menu (solo degustazione) offre due possibilità: stagionale e si può scegliere tra 3 e 5 portate, oppure Generations dove Matteo mette con più decisone la sua impronta. Se siete in due al termine avrete in omaggio una copia del libro "Generations", appunto, in cui Matteo racconta attraverso i suoi amici le sue passioni. Nel Carpaccio di branzino con puntarelle, uova di aringa e mandarino c'è l'equilibrio ideale tra dolce, acido e amaro, un piatto semplice ma soprendente. Tra gli imperdibili, i risotti, obbligatoriamente con Vialone Nano: il riso di Verona. Nel menu il risotto è random: mai uguale e mai banale, come quello mantecato con sedano rapa, guanciale e pepe della Giamaica.
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dopo 29 anni, ha lasciato la redazione sportiva di Mediaset e si gode la pensione dopo aver raccontato 16 Olimpiadi, 6 Coppe America di vela, le imprese di Tomba e Pellegrini. Ora collabora con Il Foglio sportivo e il sito oasport.it. Ha un'antica passione per il cibo: è "assaggiatore" di Identità Milano dalla prima edizione