Ci sarà un motivo se Mitsuharu ogni anno se la gioca con Virgilio Martinez per occupare la poltrona più prestigiosa della 50 Best Sudamericana (nel 2021 Maido è giunto secondo, alle spalle di Central). È, semplicemente, che stiamo parlando del più celebrato esponente internazionale della cucina nikkei, la sorprendente fusion nippo-peruviana nata dall'ondata migratoria dal Sol Levante verso il continente latino. Il risultato è in un incrocio di sapori e di gusti unici che mettevano in primo piano sushi e spezie, prodotti spesso piccanti e sashimi, zuppe miso e tuberi mai visti prima.
Uno stile eclettico che Mitsuharu ha saputo innalzare ad arte vera e propria come si può osservare stando al banco del ristorante oppure semplicemente degustando in sala preparazioni dove si viaggia con il pensiero tra due continenti. Magari accompagnando la sequenza di snack d'apertura con un buon cocktail (e perchè no un pisco) dal bar di Maido. Uno degli aspetti più eccitanti dell'esperienza a tavola, se si esclude il colpo al cuore che assale l'ospite quando arriva in sala e viene accolto dall'urlo sincopato della brigata che grida a pieni polmoni la parola "Maidoooo", ovvero benvenuti, rimane la perfetta sequenza di sottili intrecci tra le due cucine.
L'idea di un Perù diverso, meno giocato sulla purezza della materia prima, ma sull'effetto a incrocio per certi versi spiazzante. Brillante e professionale il servizio al tavolo, pur in un ristorante che forse ha il vero limite nella vicinanza dei tavoli e nell'ambiente che, essendo sempre fully booked, risulta a volta un po' chiassoso.
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articolo a cura degli autori Identità Golose