A tre anni dall'inaspettata, drastica svolta vegana (plant-based, la formula ufficiale) dell'intero menu, le tre stelle Michelin brillano sempre e ancora alte su questa sciccosa insegna, ospitata all'interno di un ex istituto bancario stile art déco.
Diciamolo: non era per niente facile far arrivare al tavolo concetti come biodiversità, ecosostenibilità, valorizzazione di culture e colture locali (ultimi esempi il burro non da panna ma di zucca o l'adozione di un particolare olio per friggere ricavato da microalghe): la sagacia culinaria di chef Daniel Humm invece ha sostituito egregiamente carne e pesce regalando anche al più insignificante degli ortaggi attrattive e sapori poco conosciuti ai più.
Ecco allora un menu degustazione di una decina di portate perfettamente bilanciate e ben presentate, dai gusti insolitamente netti e decisi, dove spiccano tartare di carota (ricavata al tavolo con tritacarne manuale), tortellini al tartufo e arancini di funghi Maitake con foie gras.
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).
curioso e instancabile cittadino del mondo, come critico/giornalista prima di musica e poi di enogastronomia (La Stampa, Panorama, L'Espresso, Guida ai Ristoranti L'Espresso). Si diverte ad abbinare il giusto sound a vini, piatti, cantine, spa, hotel, nei panni di music designer e sound sommelier (psmusicdesign.it).