C'è qualcosa di magico nel cucinare su fiamma viva: che siano verdure, una bistecca, una fetta di pane o le caldarroste, il bruciacchiato sui bordi sui dilaga nell’alta cucina. Burnt Ends , un vero pioniere del genere, ha il fascino rustico ma curato dei suoi piatti alla brace. Nessun fronzolo, niente manierismi, l’atmosfera è casual e frizzante e il servizio preciso e attento tipico dell’ospitalità asiatica.
Australiano, cresciuto nell’Asador Etxebarri, Dave Pynt è volato a Singapore per aprire un ristorante in cui tutto gira attorno alla brace. Letteralmente, perché il locale angusto è dominato da un forno doppio di mattoni e acciaio di 4 tonnellate, disegnato dallo chef. Cuochi e commensali si affacciano lungo lo stesso bancone che divide equamente sala e cucina. Si respira l’aroma di affumicato e l’adrenalina del servizio mentre deliziosi bocconi appaiono a ritmo sostenuto.
Il menu è senza pensieri, si compone per la maggior parte di piccoli assaggi per cui le posate sono una formalità: wagyu di Hida, gamberi di fiume dall’Australia, i porri annegati nel burro. Tutto purché alla brace, fino al dolce.
articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)