C'è qualcosa di magico nel cucinare su fiamma viva: che siano verdure, una bistecca, una fetta di pane o le caldarroste, il bruciacchiato sui bordi sui dilaga nell’alta cucina. Burnt Ends , un vero pioniere del genere, ha il fascino rustico ma curato dei suoi piatti alla brace. Nessun fronzolo, niente manierismi, l’atmosfera è casual e frizzante e il servizio preciso e attento tipico dell’ospitalità asiatica.
Australiano, cresciuto nell’Asador Etxebarri e dopo un pop-up nell’East London, Dave Pynt è volato a Singapore per aprire un ristorante in cui tutto gira attorno alla brace. Letteralmente, perché il locale angusto è dominato da un forno doppio di mattoni e acciaio di 4 tonnellate, disegnato dallo chef stesso. Cuochi e commensali si affacciano lungo lo stesso bancone che divide equamente sala e cucina, vien quasi voglia di intingere il dito nel pentolino della riduzione di vino o aiutare lo chef a disporre la carne sul tagliere. Si respira l’aroma di affumicato e l’adrenalina del servizio mentre deliziosi bocconi appaiono a ritmo sostenuto.
Il menu è senza pensieri, si compone per la maggior parte di piccoli assaggi per cui le posate sono una formalità. Vietate le salamelle, meglio i crostini con marmellata di carne o i colli di pollo al pepe. Voi che non arretrate di fronte al colesterolo, gustate il tenero wagyu di Hida, i gamberi di fiume dall’Australia, i porri annegati nel burro. Tutto purché alla brace fino al dolce, in cui le note di cioccolato affumicato accompagnano il gelato alla menta.
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Tavoli all’aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose