Nel quartiere San Giovanni, un esempio di come si nasce bistrot e si resta tali negli anni. Tutto questo è Epiro, a Roma. In poco meno di dieci anni, uno staff giovane, preparato e dall'entusiasmo contagioso, ha saputo tracciare un percorso di forte identità enogastronomica.
Qualità in formato easy e dal prezzo smart. Menu sintetico, goloso e materico, fatto di proposte espresse, inevitabilmente stagionali. Tanta sostanza nei piatti e una sorprendente ricercatezza in cantina. A proposito, Epiro è anche enoteca per acquisti volanti.
Tornando alla cucina, ci siamo appassionati al loro modello di ristorazione: frizzante, agganciato al concetto di osteria contemporanea attenta alla qualità. Tra le proposte, il crudo di ricciola agli agrumi ben racconta i diktat in fattto di spesa accurata ed esaltazione dell'ingrediente. Non mancano proposte "audaci" che i più preparati indovineranno come un sacro inno a sapori e forme ancestrali. La lingua di bue, per esempio, con cardoncelli e mele. E poi la trippa, tremendamente romana, con uvetta, menta e pecorino, così come i tubetti con patate, brodo di maiale speziato, zenzero e Parmigiano.
Lo stile è essenziale, la ricercatezza è parte integrante della sostanza. Epiro insegna che semplice non significa banale, un bel team che arriva dritto all'essenza della materia prima e della tradizione soprattutto romana, con la giusta tecnica ed una sacrosanta attitudine al gusto. Ed ecco che anche una "fettina panata", piatto simbolo dei pranzi della domenica a Roma, diventa l'occasione per un pasto da re.
Tavoli all’aperto
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classe 1977. Nata ad Ischia. Esperta food&wine, scrive di ristoranti, grandi alberghi, prodotti di nicchia ed eroici produttori. Sommelier Ais, attualmente si divide tra Ischia, Napoli e Roma, sempre a caccia di nuove storie da raccontare