È letteralmente impossibile arrivare a Roma e non avere voglia di andare al Glass. L'esperienza parte fin da subito: dopo giri e giretti tra le viuzze trasteverine, l'ingresso dalla porta di vetro ci proietta in una dimensione opposta al quartiere. Le luci sono soffuse, i materiali architettonici diventano protagonisti (oltre al vetro, molto metallo, ma anche il calore del legno) e sarà l'accoglienza impeccabile a dare il benvenuto.
Qui i sorrisi non mancano, il servizio è puntuale e preciso, mette a proprio agio, grazie a movenze e tempi perfetti. A guidare la sala Riccardo Nocera, oramai un pilastro da Glass e vero braccio destro della chef. Cristina è instancabile. Guida la cucina alla perfezione, che sia presente o meno, lo staff formato è all’altezza di ogni situazione e lei si può dedicare ad ulteriori progetti. Il menù si basa su due degustazioni, uno porta il suo nome ed è “un viaggio dal mare alla terra, da Nord a Sud con un tocco originale”: otto portate per scoprire la proposta di Glass a 360 gradi. L’altro è Verde, sei portate vegetariane, ma non privi di estro, creatività.
Si può scegliere anche alla carta da una selezione di sei pietanze, dall’antipasto al dolce. Qualunque sia la scelta qui la certezza è che ci si diverte: a provare abbinamenti inusuali, mai scontati ma impeccabili; a scoprire ingredienti insoliti; a sperimentare tecniche di cotture moderne, ma sempre al servizio degli ingredienti. Un esempio che racchiude tutto ciò: la Pastina dell’infanzia con seppie, burro al miso e tè Lapsang Souchong affumicato. Ineguagliabile.
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Tavoli all'aperto
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sardo per passione, vino e birra di qualità sono il segreto della sua giovinezza. Lavora dal 2005 al Gambero Rosso e nella vita si divide volentieri tra la penna e il bicchiere