Quella di Martina Caruso è una cucina che si può definire a tutti gli effetti d'autore, che ha raggiunto una maturità tale da poter raccontare chi l'ha generata e non viceversa, come spesso accade, da essere giustificata entro il cono di luce della persona o della personalità dello chef. Insomma, l'essere donna non è una conditio sine qua non per tocchi femminili, cure materne ossequiose e toni delicati in cucina, né è sufficiente la sua giovane età per raccontare il suo approccio fresco e vibrante alla tradizione culinaria eoliana.
Le si negherebbe una complessità di pensiero che di fatto è rintracciabile in piatti diventati ormai portatori iconici della sua firma, come la Bagna cauda con i ricci di mare o ancora il Gelato di cappero. Sono piatti di una comprensibilità immediata, dalla portata evocativa istantanea, scevri da banalità quanto da eccessive infrastrutture concettuali.
A rimarcare ulteriormente l'originalità autoriale del progetto Signum della famiglia Caruso sono il leggero, gioioso spirito viveur di Luca, fratello di Martina, rintracciabile nella sala e nella cantina che gestisce; ancora, nella lenta colazione del mattino a cui papà Michele contribuisce con frittate e ingredienti raccolti in giro per Malfa, e l'inestimabile gusto estetico di cui si delineano gli ambienti, dalle camere fino alla terrazza con pergolato che ospita i tavoli, dove ogni dettaglio è in grado di raccontare una delle più belle isole del Mediterraneo senza cadere nel piatto immaginario da cartolina.
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Ristorante con camere
Tavoli all'aperto
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convinta che si possano cavare storie anche dalle rape, lavora su strategie di comunicazione e sulla redazione di contenuti per Slow Food Editore, riviste e aziende del mondo gastronomico