È impossibile non raccontare la sensazione dello star bene, dell’accoglienza, della distanza tra i tavoli che fan subito unicità. La proposta dallo chef Igor Macchia, da sempre braccio destro di Giovanni Grasso, si è sempre contraddistinta per i suoi abbinamenti con i vini e la classe nell'enfatizzare i contrasti: forchettate divertenti, pungenti, di quelle che fanno toccare le nuvole per la leggerezza per poi entrarci e stabilizzarsi.
È nel cuore della materia che si trova un equilibrio disteso poi ritrovato quando incontra gli altri nuclei. È una rara e unica visione di cucina rivolta sempre e comunque alla stabilità tra gli ingredienti. Non la si studia e non la si replica: c’è dentro. È una virtù che non accenna a spegnersi in questo ambiente dominato da colori caldi del legno, affacciato sul verde di un giardino all’orientale dall’impronta zen. Lo sguardo si perde nella danza in sala dello staff tra le opere d’arte scelte per impreziosire gli spazi. Dopo l’assaggio, si porta dentro a lungo il ricordo dei grandi classici di casa: i Gamberoni con pasta kataifi, peperoni e purè al basilico così come dei Ravioli liquidi di piccione, burro e salvia in polvere, e del Maialino cotto a bassa temperatura, pastinaca e caffè Kafa.
I dolci a firma Chiara Patracchini (già migliore pasticciere per questa Guida) e Ivan Onorato, sono impeccabili: uno dei suoi grandi classici è il leggerissimo Tiramisu 2011, ma è da provare anche la Meringata. E con uno staff così ben rodato ecco spiegate le esperienze di Grasso all'estero, Fiorfood, Casa Format e l’ultima arrivata, la pizzeria SP 143.
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Tavoli all'aperto
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articolo a cura degli autori Identità Golose
Igor MacchiaPinzimonio