Un dehors nascosto porta fuori dal mondo, un giardino orientale. In realtà ogni ambiente del ristorante lo fa. Ci pensano anche le opere di Elio Garis a distrarre, e a far quasi dimenticare di essere al ristorante. Ma ecco Giovanni Grasso, prende tutte le ordinazioni e dialoga con ogni commensale. Si è casa.
Si pesca dalla carta o si sceglie un menù degustazione o gastronomico, per conoscere o approfondire la cucina. L’abbinamento con i vini è talmente centrato che le sensazioni nei piatti proseguono, Si amplificano. La cantina da cui attingere è ricchissima, colma di etichette nostrane e francesi rare e pregiate.
Quella de La Credenza è un’arte completa. La squadra di lavoro è rodata da anni, Igor Macchia mette a frutto tutta la sua ricerca costante di materie prime e cotture. I piatti sono colorati, i gusti dedicati ma persistenti; protagonismo delle verdure dell’orto è funzionale al ricercato e sempre trovato punto di equilibrio. Alghe, fumo e spezie contaminano il sapore senza apporre picchi di acidità o amari. Come nel caso del riso mantecato con coriandolo, guacamole e sfere al dentice o nella pasta fresca a forma e ripiena di taccola, una crema che si concede totalmente all’amido poi stabilizza da una polvere di mandorla.
Ma “il piatto dei piatti” è la Copertina di vitello, fico, foie gras e senape. Sullo sfondo un sugo d’arrosto al ginepro. L’effetto bruciato incontra la dolcezza e la stratificazione delle carne. L’armonia tra i sapori è realizzata. Si vive un momento palatale di grande ampiezza e effusione.
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laureata in Economia e valorizzazione del turismo, trasforma la sua passione per l’enogastronomia in lavoro. Giornalista, è consapevole dell'effetto moltiplicatore che anche solo un ingrediente può avere in un territorio. Da 15 anni viaggia (molto) e racconta tutto quello che assaggia di curioso ed entusiasmante