Anthony Genovese continua la sua indefessa ricerca del sé tramite lo strumento d'indagine concesso, anzi spalancato, dalla cucina. Ma non si tratta di un'indagine onanistica, la sua, bensì della volontà di scoprirsi tramite l'altro da sé, il suo commensale, che diventa il pretesto per esplorare parallelismi inediti tra piatti che sono vere e proprie miniature di senso.
Così il Fegato alla Pechinese instaura nuove assonanze fondate su reali reminiscenze. Non solo rime o analogie, come fa ad altre latitudini Matteo Baronetto, ma veri e propri trompe l'oeuil che parlano con eloquenza all'uomo contemporaneo, collocandolo nell'hic et nunc grazie alla scelta di una cucina spesso molto parca in termini di grassi e di sale, gustosa nella sua purezza. Importantissimo, in termini di contemporaneità, l'elemento vegetale, che Genovese tratta in un modo tutto suo, ovvero senza innecessarie privazioni, ma anzi in maniera ludica e voluttuosa.
Di certo mai doma, mai paga, la cucina di Genovese rimesta nel paniere delle esperienze trascorse tra Francia, Giappone e Thailandia, spalancando a ogni piatto nuovi orizzonti di viaggio, frontiere tanto edonistiche quanto intellettuali. Speculare all'energia profusa dallo Chef la sala, che Matteo Zappile coordina da oltre 13 anni suggellando un sodalizio tra i più felici della ristorazione contemporanea. Ed è qui che spicca, oggi, il giovane sommelier Luca Belleggia.
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folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet