Non c'è nulla da fare, quando penso al ristorante di Antonio Facciolo e di sua moglie Francisca Saez, proprio non mi viene di credere che Brisa stia per brezza, aliti di aria fresca a ridosso di via Meravigli e corso Magenta. Non che non possa essere vero e piacevole, ma per me che per una piccola dose mi sento trentino, la brisa è il porcino, il re dei funghi. E questo ristorante, la prima volta che vi si entra, desta tanto stupore quanto il vedere una brisa nel bosco.
Il parallelo calza anche perché è una delle rare insegne di qualità milanesi che abbia un autentico giardino al suo interno, fonte di gioia non appena la stagione ne permette l'apertura. Tra l'altro le case di Milano nascondono cortili e giardini splendidi che restano in genere preclusi alla vista dei più. Davvero un bene che la Brisa mostri il suo, rasserenante cornice a una cucina sospesa tra il rassicurante e il brioso.
Prendiamo come esempio la panzanella. Stupisce perché insolita? Non lo crediamo proprio. Però alla Brisa Facciolo la propone a modo suo: Cipolla ripiena di panzanella, Robiola delle Langhe e pesto leggero. Il noto e il nuovo. Oppure la Lasagnetta con zucca, castagne, mostarda di mandarini, amaretti e fonduta di blu di bufala; la Fideuá di scampi, trippa di vitello e salsa all'aglio dolce che vuole dire Spagna e quello straordinario piatto di verdure miste che nel tempo è cresciuto e ora è proposto come Bulgur e quinoa con verdure autunnali, legumi, olive di Gaeta e pesto di rucola. E tra i dessert stuzzica la "Banana Split", scritta tra virgolette...
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Tavoli all'aperto
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nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
Twitter @oloapmarchi