Dopo essere arrivati fino al 9° posto della World’s 50 Best Restaurants, Iñaki Aizpitarte e il suo Le Chateaubriand hanno smesso di fare notizia, continuando però a far da mangiare, e in maniera notevole. Il locale, nel cuore del XI Arrondissement, ha tutto quello che ormai ci si aspetta da un bistrot contemporaneo: ambiente movimentato e servizio informale, cucina ricercata ma a prezzi non astronomici e un menu che cambia giornalmente per adattarsi all’offerta del mercato. Se a ciò si aggiunge una carta dei vini interamente naturale, si hanno tutti gli elementi più in voga del momento.
La differenza vera è che Iñaki è stato fra i pionieri della bistronomie, fra i primi, se non il primo, a proporre una cucina violenta, d’istinto, ma che ostenta la sicurezza della tecnica e della qualità delle materie prime. Un rivoluzionario che, come non molti, ha influenzato la scena gastronomica negli ultimi vent’anni.
La sola opzione proposta oggi – 10 portate a 75 euro – dà ai clienti una panoramica sul vissuto dello chef. Alla nostra ultima visita si è spaziato dai Caraibi all’India, passando per Italia e Stati Uniti, con la Francia a fare da comun denominatore: Gougères al formaggio; Gazpacho di lamponi; Involtini fritti con sardine e spezie tandoori; Zuppa di latte di cocco e fagioli con olio al timo; Merluzzo poché con pomodoro e basilico; Pollo ruspante arrostito con mais al burro; Dacquoise con tuorlo marinato e caramello. Abbinamenti spesso arditi ma sempre azzeccati, gusti notevoli, non si può proprio negare che Le Chateaubriand sia un ristorante stupefacente.
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