Torniamo regolarmente a Il Marin, ci sarà un perché. Scrivevamo qualche anno fa: "(Lo chef Marco Visciola) ha iniettato nel locale crescenti dosi di contenuti gastronomici, facendone emergere l'anima da fine dining. (...) Vi dimostra una sensibilità notevolissima, una mano raffinata e sempre più sicura". A rileggerci, confermiamo tutto. Anzi: l'evoluzione è stata ulteriormente importante, la messa a punto di stile e formula di gran livello, tanto da render lecito chiedersi perché mai ancora non sia celebrata dalla critica.
Se da una parte crediamo che Visciola abbia una delle mani più felici d'Italia nel trattare mondo marino e vegetale, ossia l'essenza ligure, e dall'altra parte costatiamo come la sua fertile solidità non sia ancora riconosciuta a sufficienza, questa apparente discrepanza è dovuta a tre o quattro fattori diversi. Ad esempio, al fatto che lui sia un passista, c'ha messo un po' per dimostrare quel che vale.
Visciola durante la nostra ultima visita non ha sbagliato un colpo se si eccettua la parte finale, i dolci sono ancora migliorabili. Per il resto solo complimenti. I Tortelli ripieni di pesto alla genovese e cremoso di patate sono pura emozione; mentre la nuova versione del Cappon Magro 2.0 è una vera sorpresa, piatto eccellentissimo, ancora migliorato rispetto al passato, insieme elegante e goloso, una chicca. Poi i Tubetti, Luppola Flora e totanetti, la pasta cotta nella birra, perfetta con le sue sfumature amarognole-dolci-iodiche-erbacee, alta cucina pura; la Minestra degli abissi, con un brodo delizioso; e il Tiramisù salato, una bomba.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it