Ha recentemente ricevuto la stella verde Michelin, Pietro Leemann, e non poteva essere altrimenti essendo il suo Joia il primo ristorante vegetariano europeo a ricevere la prima stella rossa.
Il suo ristorante, del resto, da molti anni rappresenta uno dei punti di riferimento in termini di valore dell’ecologia e della sostenibilità in cucina e ciò si deve grazie a scelte rigorose, quasi monastiche nell'approccio alle materie prime, con un’attenzione maniacale alla provenienza e, soprattutto, all'etica delle stesse. Lui che, nato e formatosi in Svizzera, approdando in Italia a fianco di Gualtiero Marchesi ha qui affinato un'idea di cucina come nessun'altra: un'impostazione concettuale e filosofica che privilegia materie prime vegetali, non di rado simpatizzante anche nei confronti del veganesimo.
Ma i suoi piatti prendono forma attraverso vere e proprie architetture ludiche, con giochi caleidoscopici di colori e consistenze e veri e propri momenti dinamici o polimorfici: accade nella spuma che nasconde una fonduta di Gran Kinara con cardi gobbi, tartufo di Norcia, pesto di sedano verde e noci, da gustare utilizzando cucchiaini diversi per forme e dimensioni, per saggiare il divertente e gustoso contrasto tra acidità (aceto balsamico, lampone, frutto della passione, mirtillo e arancia). Quella di Pietro Leemann e, del resto, una creatività che si autoalimenta anno dopo anno, complici le infinite combinazioni che ogni stagione, a ogni latitudine, mette lui a disposizione.
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Tavoli all'aperto
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folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet
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