Marco Sacco ha intrapreso da un po' di anni un percorso davvero interessante, che va oltre quella che potremmo definire l'ovvia eccellenza di un due stelle come il suo ristorante Piccolo Lago. Lo chef-patron s'è messo infatti a investigare sulla gastronomia d'acqua dolce, in ottica sia culinaria che culturale e ambientale, dando vita a Gente di Lago e di Fiume, una comunità di persone che crede nell’importanza di difendere e ridare dignità a un ecosistema complesso e poco conosciuto, quello delle acque interne.
Tale ricerca ha ovviamente innervato d'idee e di progetti originali l'attività di Sacco. Una ventata di aria nuova che si riflette in cucina, il nostro passaggio è stato davvero di gran livello. La proposta si suddivide tra un percorso più creativo, l'altro invece classico con i signature di una vita che risalgono anche nel tempo (Capretto della Val Vigezzo al fumo in tutte le sue parti, scorzonera, insalatine amare e zabaione salato: anno 1976!) e il mano libera che pesca un po' qua e un po' là.
Per noi: innovazione. Il nostro percorso si basava sull'idea della quotidianità in una semplice casa, dove la rotazione settimanale dei piatti segue ritmi precisi. Che dire: esito preciso, brillante e pulito. Non un esercizio di virtuosismo fine a sé stesso, ma la verità nel piatto, cercata anche attraverso il recupero di tecniche e lavorazioni antiche. C'è molta sapienza culinaria, ad esempio in una proposta come Siluro, che esalta magistralmente le peculiarità di un pesce alloctono spesso invece detestato.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it