Questo ristorante è stato la nostra seconda casa per tanti anni. Poi abbiamo cercato di ridurre le visite. Dovevamo far visita ad alcuni ex cuochi di Gresca, allievi di Rafa Peña, che hanno aperto, negli ultimi tempi, piccole osterie come Palo Verde o Amaica. In 17 anni, lo spirito bistronomico di Gresca si è diffuso in tutta Barcellona. Ed ecco perché consideriamo la recensione un omaggio a questo ristorante che non ha mai trovato posto nella Michelin (è più costoso di un Bib Gourmand ma troppo informale per avere una stella) ma che ha convinto commensali locali e stranieri. L’accostamento bar-gastronomia, anche se distinti tra loro, confonde gli ispettori…
Peña non è sempre tra i fornelli. Potrebbe star servendo una cena altrove, controllando il delivery dei suoi hamburger a Parigi o gestendo la sua insegna a Madrid, nel lussuoso Hotel Santo Mauro. "Piccoli” osti di ieri crescono… L’importante è che tutto vada a buon fine grazie a Carles Moroto, suo secondo storico. Discreto e risolutivo, Carles controlla le salse (tra le più saporite ed eleganti della città) e le cotture.
Il fascino di Gresca sta nella mescolanza tra la modernità di un neo bistrò nordico (Rafa ha lavorato in Svezia), il classicimo francese di una Lepre alla royale di livello, il tocco italiano della sua bagna cauda rivisitata e la tradizione catalana del mar y montaña. Cucina eclettica ma sempre fedele allo stile dell’osteria di oggi, lontana dalle formalità ma dedita a un’esperienza rilassata. Indirizzo consigliato per gli amanti di vini naturali.
Tavoli all’aperto
francese e laureato in Filologia spagnola, da 30 anni abita a Barcellona e per 20 ha fatto il cuoco. Patito di gastronomia, ora anima il blog Observación Gastronómica 2