L’inverno è probabilmente la stagione migliore per godersi questo bel guscio di cristallo e acciaio che sbuca come una calda serra tropicale dalla nevi delle dolomiti di Sesto. Siamo all’ingresso dell’ampio prato su cui sorge lo storico dell’ex Grand Hotel Dobbiaco e al suo interno lo chef Chris Oberhammer - chef/artista, come si definisce per la sua passione per le sculture moderne che realizza e con cui adorna il locale – governa 5 tavolini per un totale di meno di 20 coperti. Una bomboniera in cui si muove agilmente Anita Mancini, ottima sommelier e addetta alla sala.
Chris invece, compie le sue evoluzioni nell’attigua cucina, in perfetta solitudine tra pentole e fornelli. Caratteristica dolce e aspro da vero montanaro addestrato alla grande scuola francese (Tilia, tra l'altro, fa parte della guida Les Collectionneurs e il cuoco in gioventù ha lavorato da Alain Ducasse al Louis XV di Montecarlo) come si vede e si sente. Le sue composizioni sempre focalizzate nel centro del piatto alternano la profondità e la gravità dei fondi classici alla leggerezza vegetali della cucina contemporanea trattata con estrema eleganza.
Tre i percorsi proposti nel nostra ultima visita: tra cui scegliere, di cui ci è rimasto impresso l’eccellente Terrina di selvaggina con foie gras, zucca, pane ai fichi e nocciole. Tra i primi l’Orzo coltivato in valle e il raro ragù di marmotta e tartufo nero pregiato. Mano leggera per Ricciola verza, castagne e bouillabaisse. Tra i dolci, molto convincente il Panpepato secondo la ricetta della nonna.
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non è un pr, non è un influencer. Da 25 anni cerca semplicemente di fare giornalismo e critica enogastronomia