Ci sono poesie che non finiremmo mai di rileggere, poesie in cui continuiamo nel tempo a scovare quella parola esatta che alle letture precedenti ci era sfuggita, eco di un un nuovo tempo dei sentimenti e della vita. Così è la cucina di Pino Cuttaia, antologia di componimenti destinati a entrare tutti, in tempi e modi diversi, nell’immaginario di chi li incontra e ne fa proprio il significato. Perché il loro ingrediente segreto - lui ama ripeterlo -, non appartiene ad un luogo, né a una stagione: il loro ingrediente segreto è la memoria, perno della relazione con l’ospite che - lui lo sa - ad un certo punto si sentirà agganciato da un ricordo, stupefatto dal genio che glielo ha saputo rendere così presente, facendo di ogni cosa antica una cosa nuova.
C’è a chi capita con l’intramontabile Nuvola di caprese, a chi capita con la Memoria visiva, fettina di tonno alalunga che a tutti apparirà identica alla “fettina” di carne che da piccoli ci preparava la mamma, a chi con la Minestra di pesce, su cui chiunque sarà pronto a giurare di non averne mai mangiata una così buona. Illusioni ottiche che Cuttaia ci dipana una dietro l’altra, ricamate attorno alle sue idee più sofisticate, rivelazione di una millimetrica precisione tecnica in una cucina che poi si esprime sempre e solo come una questione caratteriale, un modo di stare accanto alla persone e di far stare le persone tra loro: su tutte, la Trasparenza di Tenneruma, impalpabile raviolo di calamaro con un ripieno di foglie di zucchina lunga siciliana, o la Cernia al carbone, profumo e commozione di una cena attorno al camino.
+390922771443
+390922894250
modicana, giornalista, sommelier, founder di Condire Digitale. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo