Cosa vuol dire essere patron? Patron vuol dire governare la nave in mezzo a tutte le tempeste, vuol dire tener diritta la barra e far sì che i passeggeri non si accorgano delle onde alte. Non che ce ne fosse bisogno, ma nel 2019 Pietro Vergano e Andrea Gherra hanno dimostrato di essere patron con i controattributi. Loro che conducono una delle "osterie nuove" più celebri e amate d'Italia - ehi, il Consorzio ha aperto nel 2008, sette anni prima di Trippa! - d'un tratto hanno perso il cuoco: il solidissimo Miro Mattalia che da più di un lustro guidava la cucina di questo locale e del "fratellino" Banco Vini e Alimenti è partito per la lontana Bangkok (da marzo 2020 al timone in cucina c'è Valentina Chiaramonte).
Eppure la qualità, qui in via Monte di Pietà, è cambiata punto: oggi come ieri il Consorzio rimane una delle neotrattorie più ganze d'Italia. Tutto merito di Andrea e Pietro che conoscono i prodotti come nessuno - sono stati tra i primi a scommettere sul ritorno delle frattaglie, sui formaggi inglesi, sui vini naturali, su una bistronomie divertente che giocasse con le icone piemontesi - e che sanno di che sostanza è fatta un'osteria: cucina golosa, ambiente accogliente, chiacchiere, informalità, prezzi accessibili.
Dunque in queste due salette tutte mattoni e affiches si continuano a mangiare piatti golosi (oggi eseguiti da Silvio Chicco) - l'Ossobuco con il baccalà e il bagnetto verde, gli Agnolotti di finanziera, le Animelle e la cervella, la Guancia e lo zabajone - a prezzi più che equi in una sosta che per tanti è diventata casa. Noi compresi.
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viaggia e mangia per Lonely Planet, Osterie d'Italia, Repubblica e la collana I Cento (EDT). Ha scritto "Dire Fare Mangiare" (ADD), "Cibo di strada" (Mondadori), "Il Gusto delle piccole cose" (Mondadori Electa) e “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino”, ama andar per trattorie e ristoranti di blasone portandosi dietro una moglie riottosa e due figli onnivori