Esiste a Milano un ristorante giapponese più discreto e buono di Yoshinobu (ex “Yoshi”)? Probabilmente no e davvero non ci dispiace che Yoshinobu Kurio sia così poco loquace, se poi lascia parlare a quel modo i magnifici ingredienti che seleziona in prima persona al mercato del pesce di Milano (lui sì lo fa per davvero, una/due volte alla settimana).
Una volta in via Parini al 7, si può decidere se sedere al tavolo nella prima hall dopo l’ingresso, oppure al bancone in fondo dove il cuoco mulina le mani su una serie incredibile di specialità (scelta vivamente consigliata, nonostante la smerigliatura dei vetri impedisca di osservare nitidamente le spettacolari movenze).
La carta della cena e del pranzo, plastificata, può prevedere piatti buonissimi come Sashimi usuzukuri (=tagliato fine) di tonno, ricciola o salmone biologico in salsa ponzu; una lista di corroboranti zuppe di miso fatte come si deve; piatti “sauté e al vapore” come il favoloso Granchio morbido in 5 spezie, udon e soba in broso, piatti unici e l’infilata di sushi. Ma più che sui nigiri noi preferiamo concentrare l’attenzione sui favolosi sashimi, i ricci di mare e soprattutto sul menu del giorno, coloratissimo e scritto a mano, in particolare le specialità della cucina “calda”. Memorabili i colli di pesce (rombo, branzino, cernia, ricciola o quel che c’è quel dì) cotti alla brace, i Calamaretti impanati, i Nanban di sardina… Bonta su bontà su bontà. Peccato solo che la carta dei vini non regali le stesse soddisfazioni.
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articolo a cura degli autori di Identità Golose
(nella foto: "Ravioli alle erbe e rapa bianca" di Antonia Klugmann, piatto simbolo del congresso di Identità Milano 2024)