Impasti buoni, leggeri e digeribili, da farine biologiche e macinate a pietra e un’attenzione millimetrica a ogni passaggio della produzione, fino alla temperatura del forno a quella del servizio. Materie prime nell’85% dei casi siglate da un certificato biologico. E il servizio, easy, condito di sorrisi e modi informali per non far pesare al cliente l’evidente qualità e lo sforzo impiegato per raggiungerla.
Insomma, «Fare pizze buonissime, servite con gentilezza, in posti bellissimi» è il claim tradotto ogni giorno nella pratica in 15 pizzerie in 7 città italiane (5 a Milano, 3 a Torino, 2 a Firenze e Bologna, una ciascuna Castelmaggiore, Verona e Roma) e due a Londra dai fratelli calabresi Matteo e Salvatore Aloe. Il primo segue la parte operativa - dalla formazione alla risoluzione di qualsiasi problema quotidiano -; il secondo si occupa di trovare i luoghi giusti in cui aprire. Sono le alchimie di uno di uno dei casi di successo seriale più importante del paese.
La sede di Castelmaggiore è quella in cui tutto cominciò, la prima in assoluto della serie e l’unica assieme a quella di Firenze San Frediano che ha ancora con il forno a legna («se le bollette dell’elettricità continuano a salire», scherza Matteo Aloe, «quasi quasi torno alla legna su tutte le pizzerie»). È dentro a un centro commerciale e per questo è frequentatissima dalle famiglie. Non temete di appesantirvi e ordinate pure, in stagione, provate la vegetariana Norma, con ricotta affumicata e melanzane.
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articolo a cura degli autori Identità Golose