Ci piace sempre tornare al Bon Wei perché il locale è molto bello ed elegante, senza essere troppo formale: il progetto dell'architetto Carlo Samarati è del 2010, ma ancora freschissimo.
Ci piace sempre tornare al Bon Wei perché negli anni la capacità di Le Zhang, figlio dello chef, di accogliere gli ospiti non ha perso l'umanità e la cortesia che l'hanno sempre contraddistinta, guadagnando però in competenza ed esperienza. Incarna così l'idea stessa di "ristorante di livello, dove andare anche con gli amici". Un po' casa.
Ci piace sempre tornare al Bon Wei perché consente un'esperienza unica, un viaggio nell'immensa cultura culinaria cinese grazie all'idea di proporre - con scelta anche culturalmente e didatticamente meritoria - le otto diverse tradizioni gastronomiche di quell'immenso Paese, in una ventina di ricette altrimenti introvabili. Non è un progetto improvvisato, ma che si è sviluppato negli anni, e che ha trovato finalmente compimento.
Ora ci piace ancor di più tornare al Bon Wei perché, terminato questo focus sulle tradizioni (che innerva buona parte del menu) lo chef Zhang Guoqing è passato ad altre ricerche, sia mai sedersi sugli allori! E allora - complice un viaggio di aggiornamento pre-pandemia nel proprio Paese - ha cominciato a elaborare piatti in evoluzione, spostando sempre più lo sguardo sulla tavola cinese contemporanea.
Nella nostra ultima visita ha così sfoderato una delizia signature (Gnocchi di riso con astice, sempre deliziosi) e una nuova nuova, Filetto di manzo australiano, glassa di soia, pepe nero, olio di sesamo e anice. Da triplo wow.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it