"Bisogna che tutto cambi affinché tutto resti com'è" potrebbe essere l'adagio ricorrente di questa storia: una storia fluida come l'acqua su cui è adagiata, capace di accogliere il cambiamento senza perdersi. Per farlo, certo, occorre il genio, che è anche il genius loci, di Raffaele e Massimiliano Alajmo che a febbraio 2018 hanno presentato al mondo il loro Gran Caffè Quadri, riattualizzato grazie al lavoro di Philippe Starck e Marino Folin che hanno orchestrato il restauro, selezionato i broccati grottesche e gli ottoni, già provvidenzialmente ossidati dall'"acqua alta".
Con queste premesse il menu non poteva essere da meno, dato che si prefigge di omaggiare cultura e tradizione della Serenissima, rivisitate secondo il gusto, e l'estro, della “J” più famosa della ristorazione mondiale. Ai fornelli del civico 121 di Piazza San Marco troviamo oggi Silvio Giavedoni e Sergio Preziosa, abili tanto nel citazionismo - col Cappuccino di laguna e della Battuta di carne cruda con salsa di canocchie e caviale - quanto nell'istituire una dimensione propria, ancorché "serenissima", appunto, per questo satellite, che si slancia facendo uso ragionato della componente vegetale nel Maxpacho di pomodoro con sorbetto di olive nere e melanzane fritte che, per chi sa riconoscerlo, serba un doppio omaggio: quello alle origini siciliane della famiglia quanto al valore della dieta mediterranea, che ricorre lungo tutto il percorso.
Disinvolta e affascinante la sala, coordinata da Giovanni Alajmo e Stefano Munari, con Giacomo Lorato alla mescita.
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folli amanti dell’alta cucina, in totale sono una ventina, sempre alla ricerca di emozioni. La causa? Un’irresistibile Passione Gourmet