Il fiume Po scorre maestoso in quest’ultima propaggine orientale di pianura padana, lembo di terra ravennate attraversato da una fitta rete di canali, boschi, canneti e distese palustri che ne conformano panorama, tempi e sapori. Difficile stabilire se siano state le persone a influenzare il territorio o viceversa. Su un piccolo isolotto collegato a terraferma da appendici artificiali e ponti in legno da percorrere a piedi, poggia soave quello che era un vecchio casone da pesca, rimodernato oggi con gusto e dettagli. Qui, da una decade, la famiglia Bison, forte di esperienze quarantennali nel ristoro, si lascia influenzare dall’intorno restituendo un racconto culinario di autentica contemporaneità.
In sala, a scandire l’esperienza dei ventiquattro coperti, i fratelli Sara e Samuele. Quest’ultimo gestisce una wine list appassionata, che valorizza tutta Italia e una corposa presenza di champagne francesi e referenze tedesche. In cucina Sauro, un passaggio importante con il maestro Mauro Gualandi come lievitista e pasticcere prima di approfondire il suo percorso personale: un’interpretazione moderna di grandi classici.
Non aspettatevi manierismi fini a se stessi o inutili passaggi, ma cotture al millimetro e sapori pieni, rotondi, bilanciati. I crostacei sono davvero gratificanti, a guazzetto o nelle fritture croccanti, così le paste secche e fresche, condite giornalmente con ciò che di buono arriva dal mercato. È però con l’anguilla cotta alle braci (e la sua grassezza perfettamente misurata) che si toccano picchi sublimi e la sosta diventa davvero indimenticabile.
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articolo a cura degli autori Identità Golose