Qualcuno ha detto che un’idea si può trasformare in polvere o magia, a seconda di come il talento la strofina. La magia in cucina è il coniglio bianco che esce - per una volta - non dal cappello, ma dal piatto: non tanto l'inatteso, quanto l'impensato che si fa realtà all'improvviso, racchiuso nella salda presa della stoviglia. Non ha bisogno di tante spiegazioni perché significherebbe razionalizzare, ossia ingabbiare quell'attimo fuggente di meraviglia che si fa essa stessa componente della pietanza. Prendiamo Cappuccino Murrina, una delle creazioni più recenti di Massimiliano Alajmo. È la variante di un piatto ben noto, l'ormai classicissimo suo Cappuccino di seppie al nero. Io non so dire, francamente, in quanti e quali singoli componenti differisca dall'originale (c'è il riccio di mare, certo. E le alghe. E la barbabietola... Ma è un elenco sterile).
In fondo, tale confronto è di nessuna utilità: perché il plus - l'intuizione quasi esoterica - è la resa estetica, meravigliosa, che diventa gusto. Una nuova versione tanto perfetta da scaraventare tutte le premesse nel magazzino dell'antologia. Ecco: riuscire a far dimenticare un proprio signature giocando semplicemente coi colori: non è magia questa? Non è forse: Massimiliano, alias Harry Houdini?
Grandissimo chef di un grandissimo ristorante. Che riesce a rendere suggestivo - con gli ambienti, l'approccio, il ritmo, le ricette, la mise en place... - il desinare; non serve solo un pasto straordinario, ma una suggestione resa copione ripetibile che si trasforma in esperienza gastronomica assoluta.
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classe 1974, giornalista professionista, si è a lungo occupato soprattutto di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa esattamente l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta sui viaggi e sulla buona tavola. Caporedattore di identitagolose.it