Camille Lesecq

Hotel Le Meurice

228, rue de Rivoli
Parigi
+33.(0)1.44581010

Il lieto fine era già scritto nell’incipit infarinato della biografia di Camille Lesecq, giovane pasticciere cresciuto fra le brezze della Normandia. Perché la pâtisserie parigina dello zio lo calamitava durante le vacanze ben oltre i banconi di macarons e madeleines, nel retrobottega dove lievitavano i croissant. Una vocazione per il più dolce dei métiers de la bouche, covata nell’intimo fino al momento di decidere gli studi. La scuola di panificazione e pasticceria di Caen, lasciapassare per l’incontro karmico con il mentore Christophe Felder.

È al suo fianco che nel 1999 Camille varca le soglie del professionismo, nelle vesti di secondo commis pasticciere dell’Hotel Crillon. Demi-chef de partie, chef de partie, sous-chef: ogni 365 giorni, insieme al cambio del calendario, scatta un gradino dell’organigramma della maison parigina. Una scuola di rigore dove il sudato lavoro dello zucchero e la certosina scultura in cioccolato sono il viatico per la freschezza della fantasia.

Finché nel 2004, all’età di 28 anni, non è maturo per il gradino più alto. Chef pâtissier del tristellato Hotel le Meurice, alla testa di un’orchestra di 11 strumenti che tuttora dirige con bacchetta sicura (mentre il salato è affidato a Yannick Alléno). Ricapitolando: dai profumi della pasticceria di bottega alle seduzioni della grande ristorazione, fino all’olismo dell’hôtellerie più esclusiva. L’arte di Camille Lesecq, pasticciere del 2010 per Le Chef Magazine, si nutre di suggestioni disparate. Raccolte magari durante le sue evoluzioni in pattini per i boulevard della città dell’amore: «Mi piace osservare i trucchi delle piccole botteghe che scopro girando per caso». Un flâneur ispirato dalla strada come i sarti della haute couture.

Il risultato è un vortice di contaminazioni e virtuosismi, dove i contrasti non sovrastano le sfumature. Apparenza e realtà, gusto e plasticità, testure agli antipodi: perché il fine del dessert è la meraviglia, happy end dolce come una scalata sugli allori.

Ha partecipato a

Identità Milano


a cura di

Alessandra Meldolesi

Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini