Wicky Priyan
Wicky Priyan ti guarda con quei suoi occhi vividi, che trasudano intelligenza e passione, e spiega le due ore che gli cambiarono la vita. Lui sarebbe potuto diventare medico ayurvedico, tradizione familiare, da 800 anni (!) nello Sri Lanka i Priyan, clan illustre e conosciuto, si tramandano il mestiere di padre in figlio. Avrebbe voluto diventare investigatore – si è laureato in Criminologia all'Università di Colombo – oppure entrare a far parte del corpo diplomatico – lo ha fatto per qualche tempo, non gli mancavano i giusti agganci – oppure, ancora, insegnare le arti marziali, gran passione che lo portò in Giappone quando era 22enne.
Nulla di tutto questo. Scena: Tokyo, una mattina imprecisata di molti anni fa. Un tavolo. Da una parte un mostro sacro nella preparazione del sushi, Kan. Dall'altra Wicky, nervoso: ha cercato e voluto l'incontro, ha ottenuto due ore di tempo, è la sua chance, non vuole sbagliare. Sopra al tavolo, un grande pesce. «Taglialo». Agli ordini. Wicky ammette: «Feci del mio meglio, ma il taglio non risultò perfetto. Eppure Kan mi promosse. Vide il mio forte senso di disciplina. E trovò che sono una persona... polite», che sta per corretto, educato, costumato. D'altronde «il mio cuore, la mia cultura, il mio spirito sono più giapponesi di quelli dei giapponesi stessi», come poteva essere bocciato solo perché la cicogna l'aveva depositato sull'isola sbagliata, 6.851 chilometri di distanza? Priyan divenne il primo e unico allievo straniero di quella scuola, apprese le raffinatezze della cucina kyotese – la più illustre – e poi tecniche antiche e riservate a pochi iniziati, come quella kaneki. Il suo sogno stava diventando realtà: macché medico ayurvedico, chef! In fondo non era lui che, cinque anni d'età e altrettanti fratelli tutti maschi, aiutava la mamma – ottima cuoca – a preparare da mangiare, nella casa di Gampaha?
Eppure c'è poca Ceylon nei suoi piatti, adesso, al suo Wicky's di Milano, dal 2015 in corso Italia 6 (prima, dal 2011, era in in via San Calocero). Certo, c'è Asia. Anzi c'è il mondo: Priyan ha viaggiato in lungo e in largo, Brasile, Africa, ha lavorato alle cucine del Four Seasons di Bali... Ma dominano due impronte: quella nipponica, ovviamente, e quella mediterranea, che sta sempre più facendo propria. Si fondono in un insieme armonioso, ma non battezzatela cucina fusion, per carità, s'adombra – non per arroganza ma per orgoglio. Chiamiamola wicuisine, lui vuole tratteggiare un stile personale. Se gli chiedete come la definirebbe, sfodera due sostantivi: «Rispetto e cultura». E spezie. Ed equilibrio.
Ha partecipato a
Identità Milano
Nato in un piccolo villaggio dello Sri Lanka, abbandona fin da subito la carriera da criminologo per dedicarsi totalmente alla sua passione per la cucina, appresa nel corso dei suoi numerosi viaggi (dall'Asia alla Papua Nuova Guinea, da Bali alla Thailandia fino all'Europa). Gavetta a Tokyo sotto l'egida del maestro Kan, poi il primo incarico da chef, al Four Seasons di Bali, nel 2000. Arrivato in Italia, ha lavorato per un breve periodo in diverse realtà milanesi per aprire in seguito il suo primo Wicky's nel 2011, in via San Calocero, e spostarsi nel 2015 in corso Italia 6, luogo in cui oggi esprime al meglio la sua personalissima filosofia culinaria e di vita