Alessandro Pipero

Meglio restare chiusi in ascensore con Belén Rodriguez o con un pata negra Joselito? In questo dilemma irrisolvibile estratto dal suo popolare palcoscenico virtuale su facebook sta lo spirito di Alessandro Pipero, uno che ama il cibo – “mi sono iscritto alla scuola alberghiera non perché amavo questo lavoro ma perché mi piaceva mangiare” – tanto quanto le donne – “sono loro che mi ragalano agonismo e creatività ogni giorno”. Esperto sommelier, versatile maître, mattatore di sala. “Fiero di essere cameriere”, sintetizza lui. Uno che però il lavoro lo prende molto seriamente, senza però prendersi mai troppo sul serio. Si muove tra i tavoli di “Pipero al Rex” come fosse su un palcoscenico: studia il pubblico, guadagna la sua fiducia, lo conquista con empatia, ironia, attenzione.

A Labico, all’ombra di Antonello Colonna dietro la porta rossa che fu, ha negli anni affinato il suo repertorio, il modo di intendere il servizio del vino, i segreti dell'accoglienza. E la sua idea di cucina (sintesi dei suoi personali totem), che fa esprimere a giovani cuochi di talento che lui scova e coltiva, da abilissimo talent scout qual è. Così oggi – finiti i tempi di guanti bianchi, carte dei vini enciclopediche e inutili salamelecchi – il suo modello è vincente, prototipo ideale del nuovo ristorante gastronomico, elegante ma capace di mettere a proprio agio, concreto e divertente.

Insieme a Luciano Monosilio, suo nuovo braccio armato dopo Danilo Ciavattini e Roy Caceres, e a una squadra snella e motivata, Alessandro Pipero e la sua insegna in un anno hanno conquistato il Grande Slam della ristorazione: stella Michelin, "maître dell’anno" per IG, "Novità dell’Anno" per l'Espresso e "Chef Emergente" per il Gambero Rosso.
Ma la formula non cambia. E così c’è sempre spazio per le sue provocazioni: la carbonara “a peso” o il Tavernello a un euro che spunta in carta tra Tignanello e Clos du Mesnil.

Ha partecipato a

Identità Milano


Non ancora quarantenne, proprietario di Pipero al Rex, una stella Michelin, è stato premiato come maître dell’Anno sulla guida Identità Golose 2013. Dopo la scuola alberghiera ha diretto, dal 2002 al 2008, la sala di Antonello Colonna a Labico, periodo nel quale è stato anche “miglior sommelier d’Italia” per la guida de L’Espresso (nel 2005). Nel 2008 si è messo in proprio ad Albano Laziale con Pipero e nel 2011 ha deciso di trasferirsi nel centro di Roma, all’interno dell’Hotel Rex. Nel 2017, il trasloco in corso Vittorio Emanuele

a cura di

Federico De Cesare Viola

Romano, scrive di enogastronomia e viaggi sul Sole 24Ore e collabora con numerose testate, tra cui La Repubblica e L’Uomo Vogue. È docente allo Iulm e lecturer in Food Media per diversi college americani. Twitter @fdecesareviola