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Di Pinto è un napoletano classe 1982. Ha iniziato come garzone nella pasticceria Scaturchio di Napoli. Poi è entrato nel mondo Starwood, catena alberghiera con la quale ha girato mezzo mondo, a partire dai ristoranti stellati Fiore e Conservatory di Londra, per poi tornare in Italia a Firenze. Quindi Milano, al Diana Majestic e soprattutto da Nobu, prima di approdare a Parigi nel 2000 con Vittorio Beltramelli, allievo di Gualtiero Marchesi e di Ferran Adrià. Uno stage da Gennaro Esposito alla Torre del Saracino e poi il Bulgari, prima del Sine, aperto l'8 dicembre 2018, dove è finalmente chef-patron.
Lo avevamo conosciuto anni fa, ai tempi del Bulgari appunto. Bravo, ma ci era sembrato non del tutto a fuoco in quel contesto: «La verità è che lì ero chiamato a fare altro, a essere una sorta di manager. Certo: viaggiavo molto, tanti eventi, interagivo con grandi colleghi. Mi divertivo, insomma. Ma mi mancava una cosa che amo, che è poi la mia passione: cucinare». E dunque fa davvero piacere vedere ora quest'ottimo professionista nella propria dimensione perfetta, al Sine, dove può dimostrare quella cifra stilistica che crea come conseguenza un'identità forte, ne definisce l'ambito nel mondo della ristorazione ed è il salvacondotto verso il successo.
Di Pinto vi propone piatti italiani che rimandano a un'impostazione classica di fondo; ma se la definizione calza a pennello, va aggiunto certamente anche "d'autore". Mai mancano infatti pennellate di pura eleganza contemporanea che suggellano ottime armonie di gusto. Oggi va persino di moda proporre - lo fanno tanti chef iperstellati, magari nelle loro seconde insegne più easy - i piatti della tradizione. Di Pinto parte da questo concetto, ma lo rielabora con mano sicura e cervello fine, e anche molto cuore, che non gli manca: c'è una struttura di base cui si sovrappone una seconda, creativa. L'insieme che ne deriva è innanzitutto goloso, poi anche innovativo in quanto tecnico, rimeditato e bilanciato. Dell'alta cucina propriamente detta ha la caratteristica della complessità al palato, vero plus del Sine rispetto a format simili; lo chef sa come pochi armonizzare tante nuances gustative, insieme.
Ma, attenzione: al Sine prima di tutto si mangia bene, molto. D'altra parte qui Di Pinto è chef ma anche patron, «questa sarà la mia casa per chissà quanti anni». Vuol farla funzionare per bene.
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classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it Instagram: carlopassera
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Assaggio tricolore di burri di bufala, straordinari, al nuovo L'Orangerie del relais Le Due Matote, nelle Langhe, chef Roberto Di Pinto e Luca La Peccerella. I burri sono rispettivamente al basilico, al fieno affumicato (clamoroso) e al pomodoro. Foto Tanio Liotta
Al centro lo chef Roberto Di Pinto, del ristorante Sine, a Milano, assieme alla brigata di Identità Golose Milano: la sua cucina, in abbinamento ai vini Consorzio Tutela Lugana Doc, è stata protagonista dell'ultimo appuntamento del ciclo di cene Vini e Chef della Lombardia. Per prenotare il prossimo appuntamento, consultare il sito dell'Hub. Foto a cura di Marialuisa Iannuzzi
Per un nuovo appuntamento di Vini e Chef della Lombardia, un'iniziativa in collaborazione con Ascovilo - l’Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi, lo chef Roberto Di Pinto del ristorante Sine, Milano, sarà protagonista assieme ai vini del Consorzio Tutela Lugana Doc all'Hub di Via Romagnosi nella serata di martedì 25 ottobre. Per info e prenotazioni, consultare il sito dell'Hub