23-12-2014

Alice a quel paese

Gioia...e dolore di una critica gastronomica alla periferia dell'impero della cucina d'autore

Sonia Gioia, da Ceglie Messapica, in provincia di

Sonia Gioia, da Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, è cresciuta fra i tavoli di un'osteria di famiglia, nel profondo Sud. Il mestiere di giornalista l'ha imparato sulle pagine di cronaca nera e giudiziaria, ma ora cura per Repubblica il blog d’autore Unpocodibuono

C’era una volta Alice a quel paese. In quel paese dove ogni tanto mandi il prossimo e soprattutto dove ti ritrovi perché qualcun altro è stato più veloce a mandartici, Alice si aggirava con due scrupoli attaccati ai polpacci, gli ultimi due esemplari di scrupolo sopravvissuti all’estinzione. Prove del genio di Silvia Ziche, su Comix credo. Non so se siano della stessa specie, ma due bestie alle calcagna pronte persino ad affondare i canini appuntiti nella carne le sento pure io, apprendista critica gastronomica generazione forty.

A quel paese, intanto, ci sono nata e ci vivo. Ceglie Messapica, Brindisi, Puglia. È la magnifica periferia che una stagione all’anno diventa il centro del mondo, dove il resto del mondo viene a prendersi un bagno defatigante di sole mare e vento ad ogni estate, cioè il meglio. Sempre benvenuti al Sud, terra anche di bravi e a volte bravissimi cuochi che valgono il viaggio. Ma c’è di mezzo il viaggio, appunto. Cioè la distanza che separa loro e noi cronisti di periferia, da quel centro dove molte cose accadono.

Perché è certo, anzi certissimo, che se uno come Cristian Torsiello piuttosto che fra i tornanti del monte Eremita si trovasse ai fuochi in via Solferino, si moltiplicherebbero quantomeno le occasioni per sedere alla sua mensa. Si guadagna in aria fina, ma vale lo stesso per chi dovrebbe per mestiere o per diletto, raccontare la cucina meridiana. Vero, la rete è ‘a livella che azzera la geografia discriminante dei meridiani e i paralleli, ma il gap resta tutto intero in termini di formazione.

Una vignetta di Silvia Ziche, in cui compaiono gli "scrupoli", a cui si è ispirata Sonia Gioia per questo articolo

Una vignetta di Silvia Ziche, in cui compaiono gli "scrupoli", a cui si è ispirata Sonia Gioia per questo articolo

“A mangiare s’impara mangiando e a bere si impara bevendo”, benedetta semplicità di Enzo Vizzari. “…spingendosi al di fuori della propria comfort zone, e dei confini del proprio paese”, maledetta verità di Laura Lazzaroni, un bel guaio se vivi quaggiù, tanto peggio se non fai “parte di quella ridotta schiera di giornalisti enogastronomici che vengono stipendiati per fare il proprio lavoro”, come Marco Bolasco.

Le possibilità di stare al passo con i colleghi meneghini che possono permettersi pranzo da Berton e cena da Enrico Bartolini con poco più di una decina di fermate di metropolitana, sono legate a quel tanto che resta degli utili da free-lance e al sogno di sposare un principe indiano di passaggio in Valle d’Itria. Siccome non è certo che il monarca sia disposto ad investire le risorse familiari per incoraggiare le libertà golose dell’aspirante sposa, non resta che contare su se stessi, con la consapevolezza che non basta e che la risorsa, quella vera, sono gli scrupoli attaccati ai polpacci cugini di quelli di Alice.

Affondano il colpo tutte le volte che sei tentato d’accettare l’invito del cuoco Laqualunque che, lo sai bene, pagherebbe per una recensione. Ti tolgono il sonno se, prima di andare a dormire, hai postato sui social i piatti del ristorante di turno e ti soffermi sulla tua foto-profilo, pensando con orrore al giudizio di Valerio Massimo Visintin. Ti azzoppano, addirittura, semmai ti viene il ghiribizzo di scrivere dopo avere partecipato alla conferenza stampa per l’ouverture di un locale, se non t’hanno inchiodata alla soglia di casa prima di andarci. Mordono, riducendoti al silenzio, quando si parla di Riesling e tu hai imparato da poco che il Negroamaro non è una band, ma quando è buono sai che musica.

Se è vero che internet permette di azzerare le distanze e superare i confini in pochi istanti, vivere "a quel paese" rappresenta un gap che "resta tutto intero in termini di formazione"

Se è vero che internet permette di azzerare le distanze e superare i confini in pochi istanti, vivere "a quel paese" rappresenta un gap che "resta tutto intero in termini di formazione"

Certo è anche che ripuliscono le pagine con l’efficacia di un correttore automatico da cose del tipo “nella splendida cornice”, sghignazzano quando ti scappa di scrivere “signature dish” giusto per darti un tono, e se la ridono forte semmai ti viene di postare l’autoritratto con ballon (e non smettono di certo se lo chiami selfie).

Insomma, quei due scrupoli di fianco sono più efficienti della vigilanza campestre e notturna, sacra istituzione del Mezzogiorno, e sciolgono i muscoli nell’esecuzione degli “esercizi alla sbarra”. Ma non colmano il gap, e nulla possono sulla certezza di abitare a quel paese, anche se sai altrettanto certamente che non vorresti vivere da nessun’altra parte.

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Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Sonia Gioia

Cronista di professione, curiosa di fatto e costituzione, attitudine applicata al giornalismo d’inchiesta e alle cose di gusto. Scrive per Repubblica, Gambero rosso, Dispensa

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