Sapori sappadini

A Sappada d'inverno non ci si annoia. Si può passeggiare per il grazioso borgo alpino, che si estende in lunghezza con le sue caratteristiche costruzioni in legno e pietra, fra tetti a spiovente interamente coperti di neve e vezzosi balconcini. E tutt'intorno si lascia ammirare una maestosa cornice di montagne imbiancate, immerse in un silenzio solenne e rasserenante. All'improvviso però tutto si anima, perché le montagne si popolano di sciatori, e i turisti che non sciano dopo la passeggiata possono pranzare o cenare in un locale di grande interesse gastronomico.

Si tratta del ristorante Laite, e ha sede in una delle contrade che formano Sappada. Più in particolare in un'antica casa ristrutturata, con finestre che guardano la vallata, un'invitante stufa centrale, e una scelta di bicchieri e di tovagliati tale da far capire che qui il rito del bere bene e del mangiare bene viene rispettato religiosamente. Lo conferma il patron Roberto Provedani, che fa pensare a un gentiluomo d'altri tempi e sa consigliare con competenza i vini da abbinare ai prodigi che sua moglie Fabrizia Meroi compie ai fornelli, senza mai pasticciare o aggiungere ingredienti di troppo.

 Data l'elegante presentazione, l'antipasto d'inverno - Lonza di maiale, granella di topinambur, gelato di funghi porcini, salsa di ricotta acida e salsa di broccoli - è un capolavoro di arte figurativa prima che di arte culinaria. Raffinata espressione del territorio sono, a seguire, i manicaretti di Pasta fresca ripieni di formaggio salato della Carnia con semi di cipolla e mela secca; nonché l'Asino marinato (per 24 ore) alla frutta con verdure: un'esplosione di sublimi aromi per una carne che si scioglie dolcemente in bocca.

Sappada tuttavia è un centro più sportivo che mondano, e per gli sciatori riluttanti a lasciare i campi, proprio accanto ai campetti per principianti, c'è il ristorante Baita Mondschein, del bravo e dinamico Paolo Kratter. Caldi e informali, gli ambienti e l'atmosfera non potrebbero essere più tipici, assolutamente in sintonia con lo spirito dei luoghi. Tipica è anche l'accogliente saletta da pranzo, dove comunque lo stile rustico si coniuga con il bel garbo e con l'attenta cura dei dettagli.

Sappada, 1.245 m sul livello del mare, al confine tra Veneto, Friuli Venezia Giulia e la Carinzia (Austria)

 Molto curati sono anche i piatti di Marco Darin, sempre ben eseguiti e ricercati ma non privi di un'apprezzabile essenzialità di fondo. L'armonia di sapori della squisita Polentina al latte su crema di ricotta acida e dragoncello con radicchio e guanciale è un valido preludio a operazioni che giocano con grazia sui contrasti e sulle note dell'agrodolce. Dal Risotto ai funghi porcini con salsa ai mirtilli, ai delicatissimi ravioli al miele in salsa al gorgonzola. Se in questo caso la dolcezza del miele stempera la forza del gorgonzola, nella Tartare di manzo il radicchio di monte e le perle di balsamico garantiscono al risultato finale una sfumatura asprigna molto piacevole. In alternativa i classici della tradizione locale: polenta con salsiccia, gnocchi al ragù, e canederli in brodo.