08-04-2013

La carne è debole (e meno male)

Confessioni disinibite di una carnivora convinta. In contrasto al credo di vegetariani e vegani

foto The Daily Beast

foto The Daily Beast

Io amo la carne. Non potrei vivere senza. Il mio corpo risponde voglioso alle sue forme sensuali ogni volta che mi trovo ad ammirare, nuda e bellissima, una tartare o una tagliata o qualsiasi altra tipologia di carne che possa arrivare al palato rigorosamente al sangue. 

A tavola, come a letto, ho bisogno di sostanza. Mangiare, non è un mistero, non è molto diverso dal fare l’amore. Non riuscirei a concepire un menu – gastronomico o sessuale - composto solo da insalatine e cereali: becchettare non mi soddisfa, divorare meticolosamente sì. Il piacere si conquista con il tempo, la pazienza e l’esperienza. Per consumare una fiorentina ci vogliono impegno e dedizione. Bisogna essere pronti, bisogna volerlo, bisogna sapersi godere l’attesa.

La super-tartara di Marco Stabile, chef dell'Ora d'Aria a Firenze

La super-tartara di Marco Stabile, chef dell'Ora d'Aria a Firenze

Perché la carne è nutrimento vitale che appaga i sensi e mette in pace col mondo, è la trasposizione in tavola della lotta ancestrale fra uomo e mondo animale, è un trionfo del piacere che una volta consumato ti lascia con la stessa pienezza che si prova dopo un atto carnale, le membra agognanti il giusto ristoro, la mente invasa da una serenità inconsueta e fugace.

Già li sento, i monologhi infiniti dei vegetariani e vegani che stanno prendendo sempre più possesso delle nostre tavole sui vantaggi di un’alimentazione che non comprenda derivati animali: “Non è sano. Non è etico. Vuoi mettere un bel piatto di verdure come fa bene all’anima e al colesterolo? Ma come puoi non pensare a cosa c’è dietro...”. Li vedo scuotere il capo in segno di disapprovazione di fronte a uno spaesato commensale carnivoro. Questo atteggiamento di superiorità mi stupisce, perché tra i comandamenti costantemente professati dal vegetariano di turno c’è l’empatia verso il mondo animale, il rispetto per la natura. E il rispetto per le mie scelte? Chi ha detto ai vegetariani che sono i detentori della verità assoluta? Perché oggi chi dichiara di mangiare carne deve sentirsi additato come un assassino da chi non ne fa uso?

Questa mia lettera aperta non vuole essere un’apologia della carne, perché non c’è niente di cui mi debba scusare. Questo è un manifesto al mio debole per la carne e un invito ad abbracciarne l’accezione peccaminosa. Sì, confesso: la carne mi provoca un piacere fisico, e non lo dico metaforicamente parlando. Il piacere che provo nell’affondare forchetta e coltello in un filetto di Angus al sangue e nel portarlo alla bocca, dove si scioglie soffice e succoso al contatto con la lingua rilasciando i suoi liquidi dal sapore forte e inconfondibile, è per me quanto di più vicino ci possa essere all’orgasmo dell’atto sessuale.

Non so dirvi il perché, ma è così, e non mi accade con nessun altro ingrediente: è qualcosa di viscerale, atavico, intimo e immediato che mi scuote piacevolmente. Succede, e non vedo perché dovrei rinunciarci. Ovviamente non parlo del mero atto di ingerire carne: l’essere carnivori diventa un’esperienza estatica solo se, proprio come per il sesso, vi si dedica passione e curiosità, scegliendo la qualità rispetto alla quantità. Vegetariani, siete avvisati: la carne può rivelarsi un amante perfetto.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Elisa Della Barba

giornalista, nomade, adora scrivere delle sue passioni: i viaggi, il cibo e il vino, l'arte e la fotografia. Il profilo Facebook

Consulta tutti gli articoli dell'autore