19-06-2012

Un giorno da Leoni

Nel summit di Bologna, tutta la voglia di riscatto dei ristoratori emiliani colpiti dal terremoto

Foto di gruppo al ristorante Leoni di Bologna, tea

Foto di gruppo al ristorante Leoni di Bologna, teatro nella giornata di ieri di Ristoranti Aperti, giornata organizzata a favore dei ristoratori emiliani colpiti dai sismi delle ultime settimane. Tra gli altri c'erano Igles Corelli, Massimo Bottura, Giuliana Saragoni, Filippo Chiappini Dattilo, i fratelli Mazzucchelli, Stefano Ciotti, Massimo Spigaroli, Paolo Teverini, Raffaele Liuzzi e Piergiorgio Parini. C'è ancora tempo per le donazioni: scrivere a info@cheftochef.eu (foto Dario Tepedino)

Rialzarsi. Scattare. Riaccendere i fornelli. Ci sono scosse che non fanno vibrare i pennini dei sismografi. E magnitudo più forti di qualsiasi terremoto. Gironzolare per i banchetti del mercato allestito il 18 giugno negli spazi versatili del ristorante Leoni, sulla via Stalingrado di Bologna, ha significato tastare il polso di una regione in cerca della propria normalità operosa. Con il cuore già gettato oltre l’ostacolo, il battito all’unisono con i moti della terra che trema. Dietro gli stand il gotha della ristorazione regionale, da Igles Corelli a Massimo Bottura, da Giuliana Saragoni a Filippo Chiappini Dattilo, dai fratelli Mazzucchelli a Stefano Ciotti, da Massimo Spigaroli a Paolo Teverini, Raffaele Liuzzi, Piergiorgio Parini. E ancora gli amici arrivati da lontano, Baldin da Genova, il Fornello da Ricci dalla Puglia. Tutti carichi di scatoloni pieni di prodotti da scambiare con un pezzettino di futuro. Bottiglie di vino, piatti di zuppa fumante, piadine appena modellate e sollevate dalla piastra.

Quanti terremoti in un terremoto, dicevamo. Emozionali. Relazionali. Economici. Ascoltando i cuochi delle zone meno colpite si scopre un effetto domino da arrestare. La paralisi per il black out turistico, per il panico istillato dai mezzi di comunicazione, per la psicosi. L’afflusso dalla ricca Emilia verso la Romagna che traccheggia. E le righe nere che mietono le prenotazioni sui registri della casa. E ancora il problema dei mille indotti che rappresentano in realtà affluenti copiosi. Massimo Bottura per esempio, che è campione di modenesità, l’ha scampata. Ma intorno alla sua Francescana l’orologio sembra essersi fermato. In standby l’azienda che produce le sue divise, il grafico che cura il suo sito, l’imbottigliatore del suo Balsamico. Tutti in attesa di una chimera chiamata certificato di agibilità. Come i capannoni industriali.

Spostandosi verso l’epicentro si accende la Guernica dei campanili e delle torri. La stessa degli chef protagonisti della cena di beneficienza. Alessandra Buriani a Pieve di Cento ha perso in un colpo solo il ristorante e la casa di famiglia. Pier Luigi Di Diego per fortuna ha subito danni perlopiù indiretti. Gianni D’Amato, al contrario, ha visto rotolare le due stelle del Rigoletto fra le crepe della sua bella villa. Al primo sisma inagibile nelle sue sale, al secondo anche nelle cucine, con conseguente paralisi dell’adiacente trattoria. Mentre lo scaffale dei rossi importanti lasciava sul pavimento cocci di vittime illustri. Barbareschi, Brunelli, grandi francesi di annate preziose. Oggi la struttura è imbracata in uno scheletro di acciaio che la tutela da ingiurie ulteriori; ma per lui come per gli altri è impossibile fare pronostici sui tempi del recupero, cosicché la trattoria cerca asilo. E ancora la trattoria La Rosa di Sant’Agostino (Ferrara) e l’Osteria La Fefa di Finale Emilia, focolari spenti di paesi fantasma. Quanta voglia di riallacciarsi il grembiule e rinfilarsi la toque, ricostruire sogni, scalere e campanili proiettati più in alto di prima.

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Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Alessandra Meldolesi

Umbra di Perugia con residenza a Bologna, è giornalista e scrittrice di cucina. Tra i numeri volumi tradotti e curati, spicca "6, autoritratto della Cucina Italiana d’Avanguardia" per Cucina & Vini

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