14-10-2019

Ricci Weekender di Sicilia

Cronache catanesi del festival itinerante che mette d'accordo (senza forzare) cibo, vino naturale e musica sperimentale

Immagini dal Festival Ricci Weekender che ha avuto

Immagini dal Festival Ricci Weekender che ha avuto luogo a settembre a Catania. Nella foto, da sinistra, Ed Wilson, chef e proprietario di Brawn a Londra; Stefano Colombo del Bar Brutal e del Frankie Gallo cha cha cha di Barcellona; Lorenzo Vuoturni, pizzaiolo del Frankie Gallo e Morgan McGlone, proprietario dell'Hot Belles chicken di Melbourne e Sidney

Immaginate un dj raffinato come Gilles Peterson girare per la pescheria di Catania a cercare di catturare l’accordo cantilenante delle urla dei venditori e un cuoco cosmopolita come Ed Wilson arrivar qui direttamente dal Ristorante Brawn di Londra per aggirarsi tra le line up di band indipendenti, impegnate a tessere le trame musicali più variegate, dal soul afro-beat al pop psichedelico. Se vi sembra un incrocio inimmaginabile, quest’anno in Sicilia è proprio così che è accaduto, grazie forse al primo vero festival del Sud Italia che è stato capace di mettere alla pari da un lato il cibo e il vino naturale e dall’altro la musica, senza che nessuna delle due cose venisse relegata al ruolo di mediocre comprimaria.

Ricci Weekender è nato dalla collaborazione tra il club catanese di Mercati Generali, la radio londinese World Wide FM di Gilles Peterson - dj, produttore discografico e giornalista musicale che è riuscito a far arrivare qui una folta truppa di artisti internazionali tra cui Floating Points (fondatore dell’etichetta discografica Eglo Records), il tedesco Motor City Drum Ensemble, la band londinese Kokoroko - ed Ed Wilson, appunto, forse l’unico cuoco al mondo più radiofonico che televisivo, anche lui capace di trascinare al centro del Mediterraneo cuochi da mezzo mondo, dalla Spagna all’Australia.

Overture in tutti i sensi alcolica: performance live dei siciliani A Kind of Stanza e concerto dei Kokoroko per far ballare tutti dentro il cortile di Palazzo Platamone da un lato e dall’altro una selezione dei vini di nove micro aziende dalla filosofia produttiva tutta legata alla naturalità, tra cui meritano una menzione il Grillo di Possente, delicatissimo nonostante la macerazione, il Note di Bianco di Alessandro Viola, che non sbaglia mai un colpo, e un sorprendente Petrosa di Etnella, custode dell’essenza delle vecchie viti di Nerello Cappuccio da cui nasce, a 800 metri di altitudine.

Seguendo le onde minerali dei vini etnei, anche musicisti e cuochi hanno preso la strada del Vulcano, dove la cantina Pietradolce ha ospitato il secret show con la dj messicana Coco Maria e i piatti che Ed Wilson ha realizzato con le materie prime dei mercati catanesi, prima di lasciare - il giorno dopo - il testimone agli chef Stefano e Mathieu del Bar Brutal di Barcelona, tempio catalano dei vini naturali, ambiente elettrico e surreale che si è trasferito nella cucina dei Mercati Generali con tapas a base di pesce spada in garum e melanzane al nero e bergamotto e pizze - fichi e lardo su tutte - cotte nel forno a legna (come l’ormai celebre “pizza alla Brutal”), per salire sul palco con Chiara Civello e la Motor City Drum Ensemble.

Gran finale affidato al pollo fritto più famoso del mondo, il superbo street food di Morgan McGlone del Belles Hot Chicken di Melbourne tra i magici giardini di Radicepura, vero e proprio parco botanico ai piedi del vulcano capace di infondere a ogni evento un’atmosfera unica e ancor più in questa occasione, raccolto tra le sonorità di Floating Points, l’artista neuroscienziato che studia il rapporto tra la musica e il paesaggio.

E che mai luogo, c’è da scommetterci, avrà trovato più azzeccato di questo insolito condensato d’Europa atterrato - come per caso - in un piccolo fazzoletto di brulla terra siciliana.


Dall'Italia

Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose

a cura di

Concetta Bonini

classe 1987, giornalista professionista testardamente modicana, sommelier in formazione permanente. Attraversa ogni giorno le strade del “continente Sicilia” alla ricerca di storie, persone e imprese legate alla cultura del cibo e del vino. Perché ogni contadino merita un romanzo

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