07-10-2019
Foto di gruppo della serata finale di 'nnumari, nella Valle dei Templi di Agrigento. Si riconoscono tra gli altri, da sinistra, Alessandro Ravanà, Nino Ferreri, Maksut Askar, Corrado Assenza, Andrea Berton, Pino Cuttaia, Andrea Migliaccio, Entiana Osmenzeza, Giancarlo Perbellini, Nino Di Costanzo
Identità mediterranea: è sogno o realtà, miraggio o, magari, incubo? Nostalgia oppure prospettiva? Rimpianto di un passato concluso o proiezione di un futuro possibile? Intanto, diciamo cosa di sicuro non è, perché non deve né probabilmente può davvero essere: un vessillo d’appartenenza claustrofobico, una conventio ad excludendum. Nessun localismo, bensì somma di localismi che dialogano tra loro in modo fruttifero; non annulla la differenza di culture in un unicum indistinto e asfittico, ma le pone in dialogo, ognuna con la propria peculiarità eppure in connessione necessaria tra tutte, come le tante pagine di un libro; variegate quanto il bottino del pescatore, quando la giornata di lavoro è finita (e in fondo non è o dovrebbe essere proprio questa anche la logica della costruzione europea? Perché le interconnessioni umane sono molteplici e possono anche sovrapporsi. Ma è altra faccenda).
Il castello di Falconara, una delle sedi di 'nnumari
Microfono a Cuttaia
«Recuperare i gesti antichi - quelli del casaro, del fabbro, del contadino, della vivandiera - che vanno scomparendo. Vado a riprenderli non solo nei miei dintorni, ma anche sulle coste all'estremo opposto del nostro mare, perché le identità sono differenti ma gli ingredienti i medesimi, e le culture hanno sempre comunicato tra di loro». (Pino Cuttaia)
Per precisare ancor meglio il concetto, abbiamo trovato azzeccata la definizione fornita da Corrado Assenza: retroinnovazione, ossia «utilizzare la nostra memoria personale ma recuperare soprattutto quella collettiva, che risale su su fino alla Magna Grecia e oltre». E che è dunque ampia nel tempo, ma anche nello spazio: perché se il Mediterraneo più settentrionale ha sempre guardato a Francia e Spagna, quello verso Sud è sempre stato influenzato, oltre che dalle proprie peculiarità, anche da un’ondata di saperi/sapori che ha viaggiato da Est verso Ovest, dal Giappone fino alle Colonne d’Ercole, «gli arabi ci hanno sempre traghettato qui l’Oriente, portandoci quella lontana cultura (alimentare e non), oltre alla loro».
Corrado Assenza e Pino Cuttaia
«Nel Mediterraneo la tavola prevede enormi piatti dai quali attingere, in cui il cibo è condiviso assieme. L’hanno notato anche i linguisti: in moltissimi idiomi delle società che si affacciano sul Mare Nostrum, l’invito a pranzo ha una valenza diversa rispetto al Nord Europa. Là chiedere “mangiamo qualcosa?” significa semplicemente proporre di cibarsi assieme. Qui da noi la stessa domanda veicola in sé anche altri significati: vogliamo diventare amici? Vogliamo condividere uno spazio, una tradizione, un senso, una cultura?».
Cuttaia con Davide Oldani
Gli studenti della summer school di 'nnumari, provenienti da 11 diversi Paesi del Mediterraneo
Chi sono allora oggi gli attori di questa svolta in cucina? Corrado Assenza, certo, che teorizza queste pratiche da tempo. E Pino Cuttaia di sicuro, «sulla memoria basa tutto ciò che fatto. Ha il passo giusto per portare il passato nel presente, ma deve sconfinare dalla memoria personale a quella collettiva, per arrivare ancora più indietro, ossia avanti», osserva il maestro di Noto. Che aggiunge: «Guardo poi con attenzione, curiosità e interesse il lavoro più recente di Ciccio Sultano, che ha sterzato violentemente rispetto al passato e questo suo nuovo studio può portare a galla brandelli di storia e conferire loro contemporaneità. Per restare sull’isola, conosco poi questo ragazzo, Maurizio Massa di A’ Cava di Rosolini: ha grande delicatezza nell’andare a scavare dal ventre più popolare della cucina siciliana memorie che sono consistenze e ingredienti poveri. Poi mi affascinano i giovani calabresi. E la Puglia mi sembra un melograno che sta maturando, può caricarsi di energia per poi liberarla». Questo potrebbe essere il momento giusto.
Caterina Ceraudo
Maksut Askar
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it Instagram: carlopassera
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