07-10-2018
L'oliva Casaliva è la specie principale e autoctona del territorio del Garda Dop
Le parole contano e pronunciarle in modo corretto aiuta a far conoscere l'orgoglio di un territorio che copre tre regioni (Veneto, Lombardia, Trentino), quattro province (Brescia, Verona, Mantova, Trento) per un totale di 63 comuni. «Già – spiega Laura Turri, presidente del Consorzio Olio Garda Dop – il nostro oro giallo è un olio dalle caratteristiche inconfondibili. Ha un gusto delicato, equilibrato e armonico, un leggero e tipico retrogusto di mandorla che lo rende unico nel suo genere e facilmente riconoscibile tra gli altri oli d'Italia Dop».
Il Consorzio di tutela ha una storia giovane (è nato nel 2004, mentre il riconoscimento di prodotto Dop da parte dell'Unione Europea è giunto nel 1997) ma si è gradualmente irrobustito con la forza di numeri importanti: oggi può contare su 464 soci tra olivicoltori, molitori e imbottigliatori, un'estensione di 657,483 ettari e un totale di 200.710 piante. Una produzione limitata, ma di grande qualità: il Garda Dop fa 200-280 mila chili annui, pari a quello che mettono insieme 3 grandi aziende pugliesi. E' al 9° posto nella classifica italiana della produzione ma balza al 6° in fatto di vendite a conferma che la gente lo conosce, lo cerca e lo compra.
Laura Turri e Luigi Caricato
«Da soli si va più veloci – sintetizza bene Laura Turri –, ma insieme si va più lontano». Luigi Caricato, direttore di OlioOfficina, sottolinea come l'olio sia ancora molto indietro rispetto alla strada percorsa dal vino: «Anni fa ci limitavamo a chiedere un rosso o un bianco, oggi invece chiediamo un Bardolino o un Lugana. Dobbiamo arrivare anche ad una carta degli oli. I nomi s'impongono pronunciandoli spesso, ecco perché Garda Dop deve diventare un passaparola. La tecnologia è stata un grande aiuto per l'olio, lo ha reso democratico. Nell'alto Medioevo era un lusso destinato a pochi: si barattava un chilo d'olio con un maiale».
Uno dei rimpianti del Consorzio è che sul Garda si organizzino tanti mercatini e altrettante sagre sull'olio extravergine, ma senza mai “marchiarle” con quel Garda Dop che fa la differenza. Ne esiste solo una sull'intero territorio ed è WardaGarda (Warda era il nome longobardo del Garda), giunta alla 3a edizione e svoltasi lo scorso 8-9 settembre a Cavaion Veronese, nell'antica Corte Torcolo, tra l'altro sede del Consorzio. Un impegno forte per far conoscere e raccontare, attraverso laboratori, cooking show, degustazioni, un convegno e una passeggiata tra gli oliveti, l'oro giallo del Garda, ma anche le altre eccellenze Dop, Doc e Igp del territorio (dall'aglio bianco polesano al riso nano vialone veronese, dal radicchio rosso di Treviso al Chiaretto di Bardolino...).
La visita a un oliveto ti fa subito prendere confidenza con la Casaliva, la specie principale e autoctona del territorio. Si racconta che venne prescelta per l'ottima resa, la grande qualità e perché genera un olio delicato, ideale per diversi abbinamenti. E' chiamata anche Drizzar perché in grado di raddrizzare le sorti del raccolto, capace di adattarsi al clima e al terreno, sopravvivendo persino a gelate e parassiti. Mancano itinerari turistici (qualcosa di simile alle strade del vino, per intenderci) legati al Garda Dop ed è un limite che ci toglie la percezione di quanto amore ci sia in quell'olio, nonostante la sua produzione costi molta fatica, compresa quella di far quadrare i conti.
Non ci può essere altra spiegazione, per esempio, a quel museo dell'olio, il primo in Italia, ideato e realizzato da Umberto Turri nella primavera del 1988 a Cisano di Bardolino e ora seguito con la stessa dedizione dal figlio Flavio. Una media annua di 50 mila visitatori in un anno, ingresso gratuito, racconta il frantoio dall'artigianato rurale agli albori della tecnologia industriale.
Il Museo
Punta San Vigilio
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
giornalista professionista, nata in un'annata di vino buono. Ha spaziato in ogni settore, dallo sport alla politica perché far volare in alto la curiosità è il sistema migliore per non annoiare e non annoiarsi. Non ha nessuna allergia né preconcetto alimentare, quindi fatele assaggiare di tutto. E se volete renderla felice, leggete il suo libro di fotostorie, Il tempo di uno sguardo