Sergio Falaschi
Galetto in vescica
Dolcezze Clèa a Milano, la pasticceria di nuova generazione che gioca tra dolce e salato
Oliver Glowig, la novità più attesa della primavera romana
Un tempo si diceva che nella sala da pranzo chiamata Roma nulla cambiava mai. Sempre la stessa pappa. Lo stesso pigro tran tran, un pugno di ristoranti affidabili con chef storici e sotto le insegne turistiche, le trattorie, le pizzerie da sbarco (e da sbraco), allegra palude nella quale affondavano tutte le ambizioni di una ristorazione degna di una capitale. Oggi, al contrario, c’è quasi da smarrirsi di fronte alle tante novità, ai cambi di casacca, alle frotte di chef che arrivano a miracol mostrare. E questo al di là della cena del 30 maggio all’Open Colonna. La più appetitosa novità della primavera è l’arrivo a Roma da Capri (passando per Montalcino) di Oliver Glowig, tedesco che si impadronisce della cucina dell’Aldrovandi Palace che già fu il Baby degli Iaccarino, tra Villa Borghese e i Parioli, tre chilometri in linea d’aria dall’illustre connazionale (parliamo di Heinz Beck, non di Joseph Ratzinger) con il quale disputerà un derby all’insegna – ci par di capire – del fair play. Anche a Roma Glowig declinerà la sua cucina di ispirazione campana, semplice ed equilibrata ma non per questo (o forse proprio per questo) di profonda classe.
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Romano ma ora a Milano, sommelier, è inviato del quotidiano Il Giornale. Racconta da anni i sapori che incontra
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose