17-05-2011
Bra – meglio, Pollenzo – e Alba distano una dozzina abbondante di chilometri e una ventina di minuti di auto con un panorama di vigne da non sottovalutare. In realtà, dal punto di vista enogastronomico, stanno agli antipodi. Antipodi non di qualità, ma di filosofia di cucina.
Partiamo da Pollenzo. Partiamo dall’Università delle Scienze gastronomiche, dalla Banca del Vino, da Slow Food, un vero polo d’eccellenza per l’enogastronomia nazionale. Lì a fianco, nello stesso complesso storico dell’Agenzia, da otto anni c’è il ristorante Guido, una delle “sedi” della famiglia Alciati, l’esempio di come si dovrebbe fare cucina tradizionale in Langa. La gigantografia al centro del locale è lì a parlar chiaro: è la mano di mamma Lidia, scomparsa nell’agosto dell’anno scorso.
Il percorso che porta da Pollenzo a Bra, come si diceva, non è molto lungo. Ma se si sale nella frazione di Madonna di Como, si scopre una cucina con influenze napoletane e interpretata da un giapponese. Ma non abbiamo sbagliato strada. Anzi. La Locanda del Pilone, infatti, è una splendida isola felice di proprietà della famiglia Boroli in cima alle colline che dominano Alba. Qui Antonino Cannavacciuolo, uno che non ha bisogno di presentazioni, ha portato la sua esperienza e, soprattutto, i ragazzi della sua scuola.
Due estremi, Guido e la Locanda del Pilone, della stessa realtà. Quella della buona tavola. Cioè, le Langhe che ci piacciono. Con una promessa: torneremo.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose