08-02-2013

Fiandre, l'ultima terra promessa

Si fanno chiamare The Flemish Primitives e incarnano la rivoluzione gastronomica del Belgio

A tanti italiani viene difficile crederlo, ma in Belgio si può mangiare benissimo e senza rifugiarsi nel cioccolato o nelle cozze, patatine fritte a parte, una bandiera nazionale. Non fosse così, martedì a Identità non avremmo aperto l’Auditorium alle eccellenze fiamminghe, a quelle Fiandre che con la Vallonia vanno a comporre il Belgio. Una nazione, due regioni, tre con l’area di Bruxelles. Risultato della somma: 30 milioni e mezzo di km quadrati, 11 milioni di abitanti. Poco più della Lombardia e ben tre lingue diverse perché all’olandese e al francese va aggiunta una spruzzata di tedesco. Le Fiandre? La metà settentrionale, abitanti 6 milioni. La Vallonia? Quella meridionale, tre milioni e 300mila. Bruxelles? L’ombelico al centro, oltre un milione di anime.

La cassetta della posta di Dominique Persoone a forma di fava di cacao

La cassetta della posta di Dominique Persoone a forma di fava di cacao

Ha colpito a inizio Anni Dieci la lunga assenza di un governo centrale, qualcosa come 526 giorni di crisi. Succede perché ogni etnia vota i suoi rappresentanti e nessuna formazione riesce a parlare a tutti. Certo, tre regioni contro le nostre 20 sono un rapporto molto sbilanciato, ma penso che qualcosa i belgi potrebbero insegnarci in materia di rapporti tra periferia e centro istituzionale. Anche perché senza governo centrale le cose hanno preso a funzionare meglio.

A Milano, edizione numero nove, approdano le Fiandre e non il Belgio perché i riscontri più importanti ci sono arrivati dalla metà fiamminga, a iniziare da un evento come quello dei Flemish Primitives, ultimo appuntamento nel 2011 a Ostenda. Una aggregazione di cuochi, pasticcieri e scienzati, con il nome preso in prestito dal movimento artistico di cinque, sei secoli fa, stessa area e città e oggi vede la cucina fiamminga stupire e stregare.

Pieter Lonneville, chef e patron del  Tête Pressée a Brugge

Pieter Lonneville, chef e patron del Tête Pressée a Brugge

Arrivati in aereo a Bruxelles ci vuole ben poco a raggiungere le varie Anversa, Gand, Brugge. Meno di 50 km e sei ad Anversa, sessanta ed eccoti a Gand, altri 50, stessa via, approdi a Brugge, con Ostenda sul mare poco oltre. Se uno volesse raggiungere l’OIanda, partendo dalla Francia e seguendo la costa, lo potrebbe fare anche a piedi visto che i km sono una sessantina.

Michelin aperta sotto gli occhi, il Belgio conta 124 insegne stellate, delle quali 3 a tre stelle, 17 a due e 104 a una. Martedì a Milano saliranno sul palco Pieter Lonneville, Kobe Desramaults, Gert De Mangeleer e Dominique Persoone. Di loro, solo Kobe non è di Brugge. Il suo In De Wulf, una locanda, è immerso nel verde di Dranouter, a ridosso del confine con Roubaix e la Francia. Però lo stesso Kobe ha aperto a Gand un bistrot, il De Vitrine, e ha stretto un rapporto solido con altri due chef, Jason Blanckaert del J.E.F. e Olly Ceulenaere del Volta, che si chiama così in omaggio a chi inventò la pila, perché ricavato in una centrale elettrica dismessa. Formano i Flemish Foodies e hanno scosso la vita gastronomica di Gent.

Una creazione a tutta verdura di Gert De Mangeleer al ristorante Hertog Jan di Bruges

Una creazione a tutta verdura di Gert De Mangeleer al ristorante Hertog Jan di Bruges

A Bruges Lonneville invece ha creato il Tête Pressée partendo dalla storia di una famiglia di macellai e allevatori. La sua insegna ha due anime: quella di un ristorante e quella di una gastronomia, “vietata” ai vegetariani. Gert De Mangeleer è invece uno dei tre tristellati, il più recente. Per tutti loro il rapporto con natura e territorio è ferreo tanto che il suo Hertog Jan in un paio di anni si trasferirà in aperta campagna dove è già operativo l’orto. Infine Dominique Persoone, cioccolatiere dalla passione contagiosa. La sua filiera nasce nelle piantagioni di cacao, presto avrà le sue. E’ il fornitore dei migliori chef di Belgio e Olanda, dinamite.


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Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
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