21-09-2018
I protagonisti della cena di ieri sera all'Hub Identità Milano di via Romagnosi. Da sinistra a destra, lo spagnolo Rafael Charquero (Mudec, Milano); il tedesco Christoph Bob (Il Refettorio del Monastero di Santa Rosa a Conca dei Marini, Salerno); il francese Philippe Léveillé (Miramonti L'Altro, Concesio, Brescia) e l'uruguaiano Matias Perdomo (Contraste, Milano). Foto del servizio di Sonia Santagostino e Brambilla/Serrani
Identità Golose Milano, giorno 3, la cena di “Il Mondo in Italia”. Dopo La Grande Milano e la Grande Italia, sono entrati dal nuovo varco di via Romagnosi 3 quattro fornelli in fuga. No, non la solita retorica dell’italiano che fa fagotto e scavalca i confini per mancanza di opportunità di qua. Sono 4 transfughi al contrario, protagonisti con passaporto non-italiano in tasca, innamorati dell’Italia e della sua cucina. Così tanto da lasciarsi sfuggire tutti spesso l’espressione «la nostra cucina». Italiani così tanto d’adozione che non sentono il richiamo della patria natia. In ordine di menu: Philippe Léveillé, francese di Cancale, in Italia da 30 anni esatti; Matias Perdomo, uruguaiano di Montevideo, a Milano dal 2001; Christoph Bob, tedesco di Amburgo, sbarcato a Roma nel 1999 e Rafael Charquero, spagnolo di Siviglia, planato nello stesso anno di Bob nella pasticceria de L’Albereta di Gualtiero Marchesi e Paolo Lopriore. Fornelli in fuga al contrario, che vale la pena raccontare uno a uno, ci torneremo. La cena. Il bretone Léveillé, 55 anni, ha stregato pronti via con delle Lumache quasi alla Bourguignonne, il piatto francese della domenica per eccellenza, qui presentato come entrée su chips croccanti, espediente che riduce di molto la sua tradizionale untuosità. Perché “quasi alla Borgognona”? «Perché è molto più leggero dell’originale: non utilizziamo l’aglio alla maniera classica ma solo i suoi talli e dell’aglio nero fermentato». E il burro? Non c’è: «La cremosità tradizionale è stata ricostruita con una purea di papata all’aglio».
Le Lumache quasi alla Bourguignonne di Léveillé
Del brasato tedesco di Christoph Bob sapevamo già tutto. Non i 60 commensali di ieri, che quasi si alzavano in una ola post-assaggio. Una carne “in agrodolce” tenerissima, con un degno corredo di purea di sedano rapa «e altre verdure che in Germania si sognano», diceva il ragazzone-maratoneta, arrivato alla corte di Heinz Beck a fine millennio, poi salito al Plaza Athenée di Alain Ducasse ma subito ridisceso ai nostri lidi. «Non era la mia cucina: vado pazzo per i piatti del vostro sud, una cucina che mangio io per primo. Quella che cucinerò sempre». E ci mancherebbe, con una moglie di Vico Equense…
Ravioli di tuco di Perdomo
Il Brasato di manzo su purea di sedano rapa e tuberi di Christoph Bob
La Panna cotta Idiazábal con frutti rossi e caramello al Pedro Ximénez di Rafael Charquero
Rafael Charquero, andaluso innamorato dell'Italia
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classe 1973, laurea in Filosofia, coordina la Guida ai Ristoranti di Identità Golose e tiene lezioni di storia della gastronomia presso istituti e università. instagram @gabrielezanatt
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