04-12-2017
Vittorio Munari, il più grande allenatore italiano di rugby. Nato a Bassano del Grappa nel 1951, vinse il suo primo scudetto all'età record di 33 anni con il Petrarca Padova
Due lezioni in 24 ore, stesso tema, cambiava la platea, e se ve ne fosse stata una terza non me la sarei persa. All’ultima edizione di PizzaUp, a metà novembre al Molino Quaglia, a Vighizzolo d’Este in provincia di Padova, il programma prevedeva anche la presenza di Vittorio Munari come motivatore delle decine di pizzaioli presenti. Veneto di Bassano del Grappa, classe 1951, ma penso vi sia un refuso, l’età biologica non corrisponde affatto a quella anagrafica, Munari è una leggenda vivente del rugby, Il Napoleone Ovale, unico italiano chiamato ad allenare il Resto del Mondo, e per due volte.
A lui la parola: «Sono qui per evidenziare due aspetti del mondo ovale che ritengo possano tornarvi utili nel costruire e poi gestire la vostra squadra ossia la vostra pizzeria. Con una premessa: la qualità della pizza non è sufficiente per raggiungere il successo, dipende anche dall’amore che mettete in ciò che fate, evitando alibi e senza venir mai meno ad azioni di mutuo soccorso. Sono le due principali lezioni che arrivano dal rugby.
Simone Padoan ai Tigli di San Bonifacio, tra Verona e Vicenza
«Per capire cosa intendo per mutuo sostegno dovete invece sapere o ricordarvi che nel rugby la palla va passata indietro a uno dei 14 compagni che ne sono privi e che si muovono tutti alle vostre spalle. Così chiunque può ritrovarsi leader perché la palla prima o poi ti arriva e in quell’istante tu devi essere certo che ognuno è pronto a sostenerti. Ma devi esserne certo, altrimenti crolla tutto. Dove sta la difficoltà? Che è più facile dare sostegno a chi è bravo perché poi fai bella figura anche tu, invece chi ha davvero bisogno è quello meno dotato e non tutti sono lì pronti.
Paco Magri, chef del ristorante Dordoni a Cremona
«Se entri la mattina in bottega e sbadigli e ti svacchi su una sedia, come pensi che lavoreranno i tuoi dipendenti? Svogliati a loro volta. E tu ti dimostri un cretino perché paghi della gente perché lavori male. Il leader dà l’esempio e galvanizza, motiva. Ed è sempre solo nei momenti decisivi. Il sogno è il vostro, dovete dimostrare di crederci sempre. Nessuno lo realizzerà al vostro posto se voi non vi impegnate voi per primi e allo spasimo. Solo così vi sorreggeranno, ma non vi sostituiranno mai. Hanno i loro sogni.
Al centro Luigi Acciaio, alla sua sinistra Jessica Tomaini, sua moglie e pizzaiola a sua volta. Alla destra Paola Cappuccio
«A un dipendente dovete concedere un margine di sbaglio, purché sia ragionevole e non si ripeta e perché non si ripeta voi dovete capire da dove quella svista nasce. Faccio un esempio: se certi bicchieri sporgono e facilmente li tocchi con un gomito e cadono, trovi loro una sistemazione diversa, mica puoi lasciarli lì per qualche tuo capriccio e continuare a incavolarti con tizio o sempronio quando li rompe. Mica hanno colpa se sei un imbecille che non ragiona.
La platea finale di PizzaUp 2017
Munari rivelerà anche un dettaglio importante: «A 33 anni mi affidano il Petrarca Padova (e vincerà lo scudetto, più giovane allenatore di sempre, ndr). Arriva il debutto, entro per primo, mi siedo in panchina e vedo entrare i giocatori e piango. Quel giorno decisi che sarei sempre entrato per ultimo. E sapete perché? Perché avevo affidato il mio sogno di allenatore ad altri e la sua realizzazione non dipendeva più da me. La morale? Scegliete bene chi lavora con voi perché a un certo punto il successo del vostro locale sarà nelle loro mani».
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a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi