26-04-2016
Il letto matrimoniale al primo piano della casetta numero 1 di Borgo Egnazia a Fasano in Puglia
Ho già scritto di Borgo Egnazia, qui e poi qui, una delle realtà pugliesi della famiglia Melpignano tra Fasano e Savelletri, per presentare il nuovo chef, Andrea Ribaldone, anzi due chef perché il titolare dei Due Buoi di Alessandria ha in Domingo Schingaro il suo alter-ego sul posto. Ora mi preme invece scriverne in chiave ninna nanna. Senza coinvolgere le altre masserie, come la San Domenico, questo villaggio conta sulle 63 stanze della struttura centrale, 92 casette, 28 ville “normali” più altre due padronali di cui solo una affittabile.
Le stanze non le ho visitate, quindi non mi esprimo ma visto il livello del complesso, difficile credere siano pensate al risparmio. A inizio di aprile casetta numero 1. Rispetto alla reception, dall’altra parte. Perdersi è inevitabile, soprattutto all’inizio. Ad esempio la numerazione delle abitazioni non ha logica, accanto alla mia la 86. E’ voluto. Chi ha dimestichezza soprattutto con i piccoli comuni del Salento, che inizia poco oltre Fasano, lo coglie al volo.
Un paio di sdraio a Borgo Egnazia, un tocco d'altri tempi
Fuori stagione mille volte meglio una stanza d’albergo, se poi è Borgo Egnazia… Lì, nella casetta n.1, il “problema” è stato diverso. In una struttura su due piani ti perdi. Sotto studio, bagno con doccia, salotto con spazio cucina, giardino tutt’attorno, porticato e due sdraio in legno come non le trovi più, in legno e con tanto di poggia-braccia. Ormai lettini ovunque, che cordialmente detesto. E sopra un bagno grande, con la vasca per due e pure la doccia bella larga, nella quale anche un XXL come me si lava senza problemi, sempre timoroso di toccare in qualcosa rompendo qualcosa. Naturalmente la stanza da letto era altrettanto spaziosa, matrimoniale, con divano e bel tavolo d’appoggio, tutto insomma e tutto curato senza fronzoli inutili.
E lì al borgo ho apprezzato che vi fosse una macchinetta per il caffè, per farsi un espresso, caffè vero e non il bollitore caro ai turisti americani per tè in bustina o caffè liofilizzato. Che probabilmente c’era, ma che nemmeno ho cercato. Avrei voluto avere più tempo per leggere i giornali fuori al sole, seduto in una sdraio, con un minimo di colonna sonora jazz a basso volume, ma anche se il mio ai più non sembra un lavoro, ero lì per lavorare e così, avuta la bicicletta, ho pedalato.
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nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi