21-06-2020

Il Piemonte e la Torta di pane

Una regione caratterizzata da grandi materie prime e da un patrimonio gastronomico inestimabile. E la ricetta per una torta solo apparentemente povera, squisita e sostanziosa

Pedemontium, dal latino “ai piedi dei monti”, nome e garanzia per identificare la regione del Piemonte. Il territorio offre ogni genere di risorsa in quanto circondato da montagne, attraversato da colline e pianure, ricco di fiumi, laghi e di città dai riconosciuti centri storici in stile barocco.

Questa prosperità si riflette nel patrimonio enogastronomico, che nell’immaginario collettivo si caratterizza per la presenza di nocciole, tartufi, funghi e bottiglie di Nebbiolo, Barolo e Barbaresco. Per citare qualche piatto: Tajarin, Agnolotti del plin e Bonet sono le pietanze rinomate in tutta la nazione. Una lista assolutamente riduttiva, ma sufficiente a stimolare la curiosità per la ricerca dei prodotti di questo territorio. 

Nella regione sono molti i ristoranti di cucina tradizionale piemontese, diversi a conduzione familiare, come il Little Italy a Verbania, dove lavora la pastry chef Claudia Maria Stanglini che racconta: «Quella piemontese è una gastronomia ricca, ma sottovalutata sia da noi piemontesi che dal resto dell'Italia. Per valorizzare il nostro territorio utilizziamo maggiormente prodotti Ossolani, ovvero della nostra provincia, materie prime coltivate e prodotte da piccole realtà che conosciamo personalmente. Anche nella nostra carta dei vini ci sono moltissime cantine piemontesi e noi ci impegnamo a preservare questo legame con i nostri fornitori per poter godere a pieno delle esperienze del territorio: non mancano infatti le gite fuori porta per poter fare delle degustazioni. Inevitabile escludere la situazione attuale che ha influito in maniera negativa dal punto di vista economico (come del resto per la maggior parte dei ristoratori), tuttavia il Little Italy ha una storia abbastanza lunga e la nostra clientela non ha tardato a tornare da noi dopo la riapertura e a sostenerci durante il periodo di chiusura forzata con le formule di cucina d'asporto e a domicilio».

Claudia Maria Stanglini quando riceveva il diploma dalla scuola ALMA

Claudia Maria Stanglini quando riceveva il diploma dalla scuola ALMA

Dolce ossimoro di questa ricchezza culinaria è la Torta di pane: alimento delle tavole povere, protagonista di diversi racconti e tradizioni. Alcuni narrano che la torta veniva preparata dai pastori prima di lasciare gli alpeggi, utilizzando tutti i vecchi tozzi di pane avanzato, altri ricordano che veniva prodotta durante la Seconda Guerra Mondiale dalle donne per i partigiani in modo che avessero qualcosa di sostanzioso e che si conservasse nel tempo.

Ad oggi, ogni paesino e famiglia ha la propria variante che in qualsiasi modo rispecchia la filosofia di “alimento sostanzioso”, perché secondo un detto tradizionale: «Par fa sang ti devat pacià n toc da pon e n bicer da vin» (per star bene bisogna mangiare un pezzo di pane e bere un bicchiere di vino). 

Quella proposta di seguito è la ricetta di famiglia della pastry chef Claudia: «Per me la torta di pane è l'odore di casa di mia nonna Odilia, lei ha sempre dedicato tre giorni per farla e inondava la via principale di Mergozzo con quel profumo intenso. Questo dolce è la prova che la semplicità vince su tutto perché, nonostante non ci siano ingredienti ricchi o preparazioni che necessitano l’operato di grandi pasticceri, il prodotto finale è ottimo».

Torta di pane 
Ricetta di Claudia Maria Stanglini, ristorante Little Italy  

INGREDIENTI

400 g di pane vecchio 
125 g di amaretti
1/2 l di latte
35 g di cacao
150 g di zucchero
2 uova medie 

PROCEDIMENTO

Lascia in ammollo il pane e gli amaretti nel latte tiepido per un paio di ore. Una volta ammorbidito il pane rendilo una poltiglia (più o meno cremosa in base al risultato che si vuole ottenere). Unisci zucchero e cacao e infine un uovo per volta. Imburra una tortiera e spolverizzala con pangrattato. Inforna a 170° per almeno 40 minuti a valvola aperta.


Ricette d'autore

a cura di

Maia Babolin

veneta, classe 1997, fa la pasticcera. Ha studiato all'Alma-Scuola internazionale di cucina italiana, trampolino di lancio per la sua vita lavorativa ed esperienziale. Questo percorso l'ha portata a intraprendere il master in giornalismo, comunicazione e critica enogastronomica del Gambero Rosso con l’ambizione di poter coniugare la sua attuale professione e passione con l’amore per viaggi e scrittura

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