22-01-2023

Gianni Tessari a Roncà: tre terroir e una cantina nel segno della modernità

Dall'acciaio all'anfora per un'evoluzione del Rebellis, il Veneto Bianco Igt Piwi da uve Solaris

Gianni e Valeria Tessari. L’azienda rivendica co

Gianni e Valeria Tessari. L’azienda rivendica con fierezza di essere la prima veneta iscritta a PIWI International, l’associazione che favorisce lo scambio di informazioni tra istituti, viticoltori, agricoltori

Ci vuole del coraggio a essere una ballerina ma anche a danzare infilandosi le scarpe da ginnastica. Ci vuole del coraggio a ribellarsi, a esplorare strade nuove e potenzialmente scomode, a maggior ragione quando sei un’azienda riconosciuta come la Giannitessari.  Un’azienda che si è incamminata con Gianni Tessari a Roncà fin dagli Ottanta sul panorama vitivinicolo anche internazionale: tre terroir, Monti Lessini,  Soave, Colli Berici, 55 ettari di vigneto distribuiti, una cantina nel segno della modernità.

Sa cosa vuole il mercato, sa cosa ama fare, ma ha avvertito anche un richiamo a mettersi in gioco diversamente. Così è iniziata la scommessa su Rebellis, il Veneto Bianco Igt Piwi da uve Solaris, e su questo solco ha studiato, indagato, spinto oltre ancora la ribellione, passando dall’acciaio all’anfora. Un’evoluzione che ha voluto condividere anche attraverso un webinar quest’anno, proprio per viaggiare attraverso le vendemmie e il loro fitto dialogare.

Rebellis

Rebellis

La ballerina è colei che compare nell’etichetta e che si affianca ad altre due danzatrici, con la sua grazia e la sua nota di distinzione allo stesso tempo.  Siamo nel campo dei vitigni resistenti, che sanno sottrarsi alle principali patologie, e Tessari agisce già nove anni fa, in occasione dell’ammissione dell’uva Solaris nella provincia di Verona tra le varietà consentite. «Non è stato un fulmine a ciel sereno, avevo già sperimentato soprattutto affiliandomi agli istituti di ricerca» conferma.  Dopo l’acquisto di un terreno a oltre 500 metri, a San Giovanni Ilarione, si è pensato di puntare appunto su Solaris, che era parsa l’uva più idonea, con la sua propensione alla maturazione precoce. Ma che farne, non essendoci una tradizione?  C’era una «prateria aperta di possibilità», con questa varietà che consentiva la riduzione estrema dei trattamenti, così si procedeva nella direzione del biologico, categoria che pur a Gianni sta un po’ stretta.

Il vigneto di Solaris

Il vigneto di Solaris

La prima vendemmia nel 2017, quei passi così liberi dentro i quali – ci dice – ancora si avverte il nervosismo, l’eccitazione della nuova esperienza. È la prima annata prodotta, coltivata con metodo biologico. La vendemmia è seguita dalla fermentazione – non semplice macerazione - con lieviti indigeni e sulle bucce per 7 giorni.  Si è scelto di essere «più neutri possibile con la vinificazione in acciaio, quindi è avvenuto il passaggio alle anfore, punto di equilibrio tra il legno come scambio di ossigeno e l’acciaio come neutralità. L’azienda rivendica con fierezza di essere la prima veneta iscritta a PIWI International, l’associazione che favorisce lo scambio di informazioni tra istituti, viticoltori, agricoltori.

È un cammino che Tessari comunica con entusiasmo: «Non abbiamo  ancora smesso di sbagliare e apportare cambiamenti, se li riteniamo necessari». Una filosofia già ribadita da Valeria Tessari, responsabile commerciale, con il desiderio di confrontarsi con chi conosce il vino e ama esplorare.

Nel 2017, appunto, la massima ribellione. L’anno dopo, uve allevate con metodo biologico, poi fermentazione con lieviti indigeni sulle bucce per 5 giorni e circa 10 mesi di affinamento in acciaio. È un vino che sa avvolgere e stuzzica con la sua sapidità; gli aromi parlano di agrumi, fiori, spezie.  Nel 2019 ecco comparire le anfore di terracotta, la nuova strada che percorre questa “ballerina” curiosa di conoscere le proprie potenzialità e queste sensazioni vengono amplificate, con equilibrio. Nel 2020 prima annata certificata biologica e l’anno successivo si osa con ulteriore consapevolezza: mentre la vendemmia si sposta da fine agosto a inizio settembre, la fermentazione a contatto con le bucce dura 8 giorni e il passaggio nelle anfore 12 mesi. Accattivante, l’incontro con quest’ultima annata, imbottigliata poco prima, perché fa intravedere un’altra sfida: quella del tempo che Rebellis si può prendere per manifestare ogni sua nota caratteriale. Un mistero ancora, tutto da vivere, ma fa capire di non temere, anzi di attendere incuriosito l’incedere degli anni.

Alla fine, l’etichetta sussurra ancora una volta il messaggio: si può entrare in una punta di piedi, senza rinunciare alle scarpe da ginnastica. Si può essere aggraziati, senza rinunciare alla propria forza. E soprattutto, il viaggio continua con punti di riferimento fissati ma senza perdere quell’aria di libertà che contraddistingue questo progetto.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Marilena Lualdi

responsabile de l'Informazioneonline e giornalista di Frontiera - inserto de La Provincia, scrittrice e blogger, si occupa di economia, natura e umanità: ama i sapori che fanno gustare la terra e le sue storie, nonché – da grande appassionata della Scozia – il mondo del whisky

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