17-07-2021

Vetrina virtuale per i vini d'Alsazia: il Digitasting è stato un successo

L'analisi delle tendenze: «Si premiano vini freschi e di facile beva. Siamo tornati grandi perché abbiamo le armi giuste»

Il Millésimes Alsace Digitasting® è stato una

Il Millésimes Alsace Digitasting® è stato una bella vetrina internazionale per i vini d'Alsazia

L’Alsazia del vino non si ferma, anche per la promozione dei suoi prodotti. L’innovativo Millésimes Alsace Digitasting®, voluto e organizzato dal CIVA - Conseil Interprofessionnel Vins d’Alsace, si è svolto dal 7 al 9 giugno, con 3.760 operatori accreditati. Un successo, in quanto si tratta di una fiera virtuale dove i vini venivano spediti per tempo agli iscritti, in mini bottiglie, le flûtes, da 3 cl: gli operatori avevano la possibilità di scegliere tra i 100 produttori alsaziani presenti, con 4 assaggi per ogni azienda. Poi, durante le tre giornate di fiera, gli stessi visitatori virtuali hanno potuto confrontarsi direttamente con i produttori, interagendo via internet, per meglio comprendere filosofia, stile, progetti.

La degustazione dei vini e le cartoline dei produttori

La degustazione dei vini e le cartoline dei produttori

Inoltre sono stati presentati alcuni video e conferenze digitali sulle prospettive del mondo del vino Alsaziano, superando gli ostacoli e i vincoli dettati dall’emergenza sanitaria in corso.

Decisamente soddisfatto il presidente del Civa, Didier Pettermann: «Anche se questa fiera è stata un grande successo, rimane solo una delle tante azioni che l'interprofessione mette in atto. Il nostro rinnovamento non è iniziato con Millésimes Alsace Digitasting®, ma con questa mostra è stato ulteriormente amplificato, con una grandezza impressionante. Da diversi anni, la reinvenzione dell'Alsazia è stata grande, e questa iniziativa è un ulteriore passo per dire al mondo intero che l'Alsazia è tornata. Ma se guardiamo le cifre, vediamo che i visitatori francesi erano meno presenti. La relativa moderazione del pubblico francese è forse l'unica riserva, ma siamo convinti che cambieranno rapidamente la loro visione di ciò che l'Alsazia è capace di fare». In effetti, il 30% degli operatori era francese, mentre il rimanente 70% di pubblico era internazionale, con una buona presenza dell’Italia.

Philippe Bouvet, Directeur Marketing Vins d’Alsace

Philippe Bouvet, Directeur Marketing Vins d’Alsace

Proprio in Italia, secondo gli ultimi dati del Civa, sembra che il vino alsaziano sti prendendo piede: Tutte le AOC hanno registrato, nel mese di maggio, una vendita pari a 4.978 ettolitri, registrando un +32,1% rispetto allo stesso mese dell’anno passato. I vini fermi hanno avuto una crescita del 22,3% (circa 2.978 ettolitri), mentre il balzo del Crémant d’Alsace è quasi del 50%.

Philippe Bouvet, Directeur Marketing Vins d’Alsace, ha così analizzato, in un video che diffuso proprio tramite il Digitasting, le tendenze: «Il vino non deve essere riservato soltanto alle grandi occasioni, ma anche a momenti semplici, informali. E in questo caso si vanno a cercare vini bianchi, vini freschi, vini facili a bere, che si basano sulla semplicità, giusto per il piacere di condividerli con gli amici». La ricerca di freschezza, mineralità e sapidità nei vini bianchi, senza però dimenticare la complessità dei prodotti alsaziani. «Poche regioni al mondo hanno la capacità di avere vini bianchi secchi con questa complessità».

Una bella immagine dei vigneti alsaziani

Una bella immagine dei vigneti alsaziani

Per quanto riguarda invece i Crémant d’Alsace, anche qui viene esaltata la capacità di essere i facile beva: per i mercati un altro aspetto da sottolineare è quello dell’ottimo rapporto qualità prezzo, «tra i migliori al mondo per questa tipologia di vini».

Finezza ed eleganza sono invece le due armi del Pinot Noir, il rosso d’Alsazia. Un vino che va incontro alle richieste dei giovani: fruttato, fresco, non pesante, con un buon equilibrio fin da subito. Quindi l’Alsazia sembra avere le armi per affrontare le nuove tendenze dei mercati mondiali.

L’importanza di Riesling e Pinot Noir, qui in Alsazia, diventa fondamentale. Ma non bisogna cadere nell’errore di fare paragoni con i prodotti dagli stessi vitigni realizzati in altre zone vitivinicole: per il Riesling crediamo che, seppure sia sempre positivo un confronto, sia controproducente affiancare i vini Alsaziani a quelli della Mosella in Germania. Infatti ci sono profonde differenze identitarie determinate non solo dall’interpretazione stilistica di questo fantastico vitigno, ma anche da condizioni nettamente differenti per quanto riguarda clima e terreni. Discorso simile per il Pinot Noir, questa volta con la Borgogna: i produttori dell’Alsazia non si sono certo messi a “imitare” i più blasonati cugini connazionali, ma hanno dato una loro identità. Paragonare queste due zone sarebbe, per fare un esempio, come affiancare il Sangiovese di Romagna al Sangiovese prodotto in Toscana: due mondi distinti e differenti.

Uno dei kit di degustazione: la qualità dei vini era molto alta

Uno dei kit di degustazione: la qualità dei vini era molto alta

Entrando nel merito della degustazione, abbiamo potuto apprezzare la “doppia anima” del Riesling: qui in Alsazia, infatti, si ha un’espressione “d’annata” molto interessante, con buone intensità e una piacevole freschezza, con gradazioni contenute e senza sovrastrutture. Vini subito pronti da bere, senza troppi pensieri. Tra questi ci piace segnalare, per l’annata 2019, Schoffit (anche il Grand Cru Rangen), e Boxler; per il 2018, Allimant – Laugner Grand Cru Praelatenberg, Mann Grand Cru Pfersigberg e Ruhlmann – Schutz Grand Cru Frankstein.

La seconda anima del Riesling è quella della longevità, che è una dei valori che meglio caratterizzano questa varietà. Vini ben strutturati, che si iniziano ad apprezzare dopo qualche anno di affinamento e che mantengono caratteristiche che possono regalare ulteriori soddisfazioni anche con un ulteriore periodo di affinamento, dimostrando un’enorme potenziale di longevità. E la dimostrazione arriva dal Riesling 2017 di Schoenheitz, da Boxler Grand Cru Sommerberg 2016 e da Allimant – Laugner Grand Cru Praelatenberg 2008 (quest’ultimo davvero straordinario).

Per quanto il Pinot Noir, i campioni assaggiati hanno rivelato una piacevolezza immediata, senza troppi fronzoli, ma con un grande rispetto per i sentori tipici di questo vitigno, con colori non concentrati. Un rispetto che apprezziamo, senza andare – come detto prima – a imitare altri prodotti, ma semplicemente cercando di esaltare le caratteristiche primarie del Pinot Noir. Due esempi su tutti: Mann 2019 e Hunawihr 2018.

Questi sono i due vitigni principali (il Digitasting non ha permesso di degustare i Crémant, in quanto logisticamente era impossibile realizzare le mini bottiglie per gli spumanti). Ma non dimentichiamo il Pinot Gris, il Gewurztraminer, il Sylvaner… E se vi capita, provate ad assaggiare il Muscat di Ruhlmann-Schutz Grand Cru Frankstein: non ve ne pentirete.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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