13-05-2021

Sull'Etna la rinascita del Carricante: «Vogliamo crescere ancora»

Il Consorzio Etna Doc: «Siamo diventati famoso per i rossi, ma potremmo diventarlo ancora di più per i bianchi»

«Presto ci accorgiamo che i bianchi sono, nettamente, superiori ai rossi». A dirlo, riferendosi alla produzione sull’Etna, fu Mario Soldati, alla conclusione del suo viaggio in Sicilia nell’autunno del 1968, poi riportato nel suo celebre “Vino al vino”.

Un’affermazione netta e per certi versi lontana da quanto avvenuto poi negli ultimi anni, con la viticoltura etnea che è stata resa celebre, anzi, che ha avuto proprio un netto rilancio basandosi proprio sul crescente apprezzamento ricevuto sui vini rossi.

L'enologo Marco Nicolosi con il direttore Maurizio Lunetta

L'enologo Marco Nicolosi con il direttore Maurizio Lunetta

Dal 1968 a oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, o meglio, di vino nelle cantine. Il Consorzio tutela vini Etna Doc, per questo, ha voluto fare una degustazione per capire a che punto è il livello di qualità dell’Etna Bianco.

«Abbiamo voluto fare un focus sull’Etna Bianco e sull’Etna Bianco Superiore, che è esclusiva del territorio di Milo – spiega il direttore Maurizio Lunetta – Nel 2020 sono stati imbottigliati circa 9mila ettolitri di bianco, un quantitativo stabile rispetto al 2019. Il disciplinare prevede per l’Etna Bianco l’utilizzo di almeno il 60% di Carricante, con il Catarratto che può contribuire dallo zero fino al 40%, e con un 15% massimo consentito per altri vitigni non aromatici a bacca bianca autorizzati. Per l’Etna Bianco Superiore, una produzione di soli 400 ettolitri, il Carricante sale all’80%».

I vini sono stati degustati alla cieca, seguendo un ordine geografico

I vini sono stati degustati alla cieca, seguendo un ordine geografico

«Attualmente – continua Lunetta – abbiamo in produzione 1.118 ettari di Etna Doc, dei quali 298 rivendicati per la produzione dell’Etna bianco, con una grande prevalenza del Carricante. Per il prossimo triennio sono comunque state bloccate le iscrizioni dei vitigni: vogliamo crescere, certo, ma con i giusti tempi. Inoltre vorremmo anche migliorare il disciplinare di produzione, puntando sempre di più sulle nostre 133 contrade».

La sensazione, come sottolineato anche dal giornalista Giampaolo Gravina, che ha guidato la degustazione, è che ci sia un crescendo del Carricante, anche e soprattutto da parte dei produttori che, negli anni, hanno individuato il grande potenziale di questo vitigno.

La "C rovesciata" e l'ubicazione dei vini assaggiati

La "C rovesciata" e l'ubicazione dei vini assaggiati

La degustazione ha permesso di fare una piccola “gita” sul vulcano, seguendo quella “C” rovesciata (presente anche sul simbolo del Consorzio) che rappresenta l’area geografica di produzione: tutti i vini erano della stessa annata, la 2018.

Si parte da Nord, la zona resa famosa dai rossi e dove attualmente c’è una minore presenza dei bianchi: «Siamo convinti – ha spiegato Gravina – che l’Etna sia diventato famoso per i rossi, ma potrebbe diventarlo ancora di più per i bianchi». Un potenziale inespresso del quale il primo campione è un interessante esempio: un vino molto verticale, dove acidità e sapidità sono sbalorditive, se vogliamo anche un po’ eccessive, ma che potrebbero diventare un’arma di longevità.

Un momento della vendemmia sull'Etna

Un momento della vendemmia sull'Etna

Girando in senso orario, si arriva nell’area Est, per la precisione a Milo. «Qui piove di più, ma c’è anche una ventilazione che evita che l’uva diventi marcia». Il secondo e il terzo campione hanno sicuramente un maggiore equilibrio, sia in bocca che al naso, e una maggiore complessità: in entrambi i casi è stato utilizzato del legno (in un caso anche in fermentazione), che però non va a sovrastare il vino, grazie proprio al Carricante che riesce a mostrare il proprio potenziale. «Anche se ci troviamo nella stessa area di Milo – spiega l’enologo Marco Nicolosi – c’è una differenza notevole determinata dai suoli, anche sulla base delle varie stratificazioni che sono avvenute di materiale lavico».

Quindi non bisogna “uniformare” tutti i vigneti parlando semplicemente di terreni vulcanici, bensì ogni contrada ha le proprie caratteristiche. D’altronde, come già avevamo avuto modo di sottolineare (leggete qui l’articolo), le 133 contrade realizzano uno splendido puzzle chiamato Etna.

Foto di gruppo per molti produttori

Foto di gruppo per molti produttori

La dimostrazione arriva proprio passando sul versante Sud Est, con due assaggi che si trasformano in un vero cambio di registro, con una gradazione alcolica più alta (tra 1 e 1,5 gradi in più rispetto ai precedenti) e una morbidezza maggiore: nonostante siano della stessa vendemmia, sembrano vini più maturi.

Il sesto e ultimo vino proviene dall’area Sud Ovest: un vino che ha una complessità notevole, con note anche balsamiche, e un sorso lungo e profondo, ricco e piacevole, dove la sapidità diventa un supporto fondamentale per una struttura sostenuta.

I vini degustati: Etna Bianco DOC “Bianco di Sei” Palmento Costanzo, Etna Bianco DOC Superiore contrada Villagrande Barone di Villagrande, Etna Bianco DOC Superiore Aeris I Vigneri, Etna Bianco DOC deAetna Terra Costantino, Etna Bianco DOC Jancu de Carpene Tenuta Monte Gorna, Etna Bianco DOC Travaglianti

I vini degustati: Etna Bianco DOC “Bianco di Sei” Palmento Costanzo, Etna Bianco DOC Superiore contrada Villagrande Barone di Villagrande, Etna Bianco DOC Superiore Aeris I Vigneri, Etna Bianco DOC deAetna Terra CostantinoEtna Bianco DOC Jancu de Carpene Tenuta Monte Gorna, Etna Bianco DOC Travaglianti

Si tratta comunque di sei espressioni diverse dell’Etna, che dimostra, una volta in più, di avere enormi potenzialità per i bianchi. E se avesse avuto ragione Mario Soldati nel 1968? Solo il tempo ci potrà aiutare.

Per completezza di informazione, i sei vini della degustazione, in rigoroso ordine di assaggio, erano Etna Bianco DOC “Bianco di Sei” Palmento Costanzo, realizzato a Passopisciaro, con Carricante al 90% e Catarratto al 10%, da vigneti che arrivano fino a 100 anni di età; Etna Bianco DOC Superiore contrada Villagrande Barone di Villagrande, con 90% di Carricante e 10% di vitigni autoctoni etnei, con fermentazione e affinamento in tonneaux; Etna Bianco DOC Superiore Aeris I Vigneri, Carricante in purezza da vigneti giovani, con affinamento in botte grande e acciaio; Etna Bianco DOC deAetna Terra Costantino, dalle contrade Blandano e Cannarozzo, Carricante 80%, Catarratto 15%, Minella 5%, e una gradazione di 13,5% (i primi vini erano invece tra i 12 e i 12,5%); Etna Bianco DOC Jancu de Carpene Tenuta Monte Gorna, Carricante 60% e Catarratto 40%, con un’età dei vigneti di 14 anni; infine Etna Bianco DOC Travaglianti, anche qui Carricante e Catarratto da vigneti a un’altitudine di 800-900 metri e una produzione di sole 2mila bottiglie.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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